sabato 28 gennaio 2017

Piccole icone (pop) dell'inaugurazione di Andy Warhol 30 years later ad Asolo.

Ieri sera ad Asolo si è tenuta l'inaugurazione dell'esposizione Andy Warhol: 30 years later, esposizione fortemente voluta per omaggiare il grande artista e protagonista della pop art, a distanza di 30 anni dalla sua morte.

Un'inaugurazione molto attesa, ambita e partecipata, resa unica dalla presentazione dei due curatori Enrica Feltracco Matteo Vanzan, che hanno saputo regalare una lettura ed un approfondimento sulla mostra e su Andy Warhol assolutamente interessanti e sentiti.
A loro, a Cristina Mondin direttrice del Museo Civico di Asolo, al resto della staff e a tutti i coprotagonisti di questa meravigliosa iniziativa va il mio personale ringraziamento, anche per avermi dato la possibilità di essere partecipe di un così importante momento artistico e culturale per il territorio asolano.

Vi lascio al racconto della serata in piccole icone (pop) dell'inaugurazione, certo che tornerò a visitare Warhol ad Asolo in questa imperdibile esposizione...



Andrei all'inaugurazione di qualsiasi cosa, 
anche di una toilette.
Andy Warhol
























fotografie di giorgio de luca



martedì 17 gennaio 2017

Andy Warhol: 30 years later. Il re della pop art ad Asolo.

Andy Warhol protagonista e indiscusso re della Pop Art non smette mai di stupirci. La sua arte maschera dietro una apparente superficialità, un'attenta lettura della società in cui viveva. Una società assatanata e cannibale basata sulla comunicazione e sul consumismo, elementi ben presenti ancora oggi. 
«Non ti preoccupare, non c'è niente che riguarda l'arte che uno non possa capire». Sono queste parole a guidarci nel suo pensiero di voler raggiungere le masse, parlando alle persone di temi importanti ma in maniera semplice e diretta.
Era lo stesso Andy Warhol a non fermarsi troppo su tecnicismi artistici e ad incentivare la produzione artistica ad ogni livello «Non pensare di fare arte, falla e basta. Lascia che siano gli altri a decidere se è buona o cattiva, se gli piace o gli faccia schifo. Intanto mentre gli altri sono lì a decidere tu fai ancora più arte».
Sono forse anche questi elementi, il segreto della grande attualità di Andy Warhol e delle sue opere, nonostante siano passati trentanni dalla sua morte.




Proprio in occasione di questo anniversario, l’Assessorato alla Cultura del Comune di Asolo in collaborazione con il Museo Civico, Lapis e MV Eventi di Vicenza, grazie al prezioso contributo della Cassa di Risparmio del Veneto e al supporto di Scarpa, Settentrionale Trasporti e Mario Lorenzin laboratorio avere la barba, vogliono omaggiare Andy Warhol il grande artista della Pop Art, presentando la mostra Andy Warhol: 30 years later presso il Museo Civico di Asolo, dal 28 gennaio al 17 aprile 2017.


Il comunicato stampa di presentazione della mostra ci racconta il percorso espositivo e la volontà di raccontare questo spaccato di contemporaneità nella splendida cittadina di Asolo.

La mostra, curata da Matteo Vanzan e da Enrica Feltracco, racconta la rivoluzione del Maestro di Pittsburgh che cambiò il concetto stesso di arte, sovvertendo l’estetica di un’intera generazione.
“È riduttivo definire Andy Warhol come un semplice pittore – spiega Matteo Vanzan – la scoperta della tecnica della blotted line, ossia la linea a macchie d’inchiostro su carta assorbente, fu la rivelazione che cambiò per sempre il concetto di opera originale e di copia. La sua intenzione era infatti quella di essere lui stesso a stampare/serigrafare manualmente tutti i soggetti; le piccole imperfezioni causate da una maggiore o minore pressione della mano e del filtro serigrafico donavano ad ogni soggetto una sua individuale personalità”.

L'esposizione presenta, tra le altre, le celebri opere dedicate a Marilyn Monroe, Mao Zedong, Flowers, Dollari, Interviews e una selezione di libri raramente esposti in passato e realizzati nel 1967. Essa racconta la storia intensa di un mondo fatto di comunicazione e genialità, business e consumismo e celebra il ruolo fondamentale di una Factory divenuta punto catalizzatore dell'establishment artistico americano, dove Warhol non rappresenta solamente la Superstar del mondo dell’arte e del mercato che tutti conosciamo, ma soprattutto un Warhol/Uomo dal volto sensibile e timido, trasformatosi in uno sperimentatore dalle esplosive capacità comunicative.

Marilyn Monroe . Andy Warhol

L’Assessore alla Cultura Gerardo Pesetto spiega che “Il Museo Civico di Asolo raccoglie le testimonianze della storia del piccolo e antico borgo fin dalle sue origini preistoriche. In questa prospettiva si pone la volontà che l'Amministrazione Comunale e il Museo Civico di Asolo hanno di ospitare mostre di artisti contemporanei, pensando quindi all'Arte come un grande libro dove si possono leggere i sentimenti profondi degli uomini del passato e del presente e, attraverso l'arte contemporanea, spesso espressione profetica, intravedere anche il futuro. Proprio nella Sala della Ragione che fa parte del Museo, verrà allestita la mostra dedicata ad Andy Warhol, nel trentesimo anniversario della scomparsa del poliedrico artista statunitense: il Museo quindi come luogo di memoria del passato e di proiezione verso il futuro”.
“L’omaggio dedicato ad Andy Warhol, in concomitanza con l’anniversario dalla scomparsa – continua Cristina Mondin, Direttrice del Museo Civico – assume una doppia valenza: da un lato impreziosisce la collezione permanente che rimane comunque fruibile; dall’altro permette ai visitatori di apprezzare un artista che ha innovato il concetto di arte e ha fatto della sperimentazione tra discipline diverse la sua principale caratteristica”.

Flowers . Andy Warhol

Nato il 6 Agosto 1928 a Pittsburgh da immigrati cecoslovacchi e morto il 22 febbraio 1987 a New York, Andy Warhol ha fatto della provocazione e dell’ironia il suo modus operandi, creando una vera e propria filosofia, fatta di aforismi e cortometraggi, “pronta all’uso”. Una genialità costruita attorno al concetto di un Artista trasformato in una macchina di riproduzione seriale, costantemente affascinato dalla ripetizione ossessiva di un’azione, apparentemente fine a se stessa. L’artista Popular lavora con film, fotografie, serigrafie, grafiche, fumetti, non si sporca più le mani alla maniera di Pollock con barattoli di colore e sgocciolamenti: anzi il tocco dell’artista è minimo, assente in molti casi, in quanto gli intenti sono essenzialmente iconici.
Le icone pop-ular trattate non appartengono unicamente alla sfera materiale della collettività, ma anche alle idee, all’immaginario collettivo e allo stereotipo: il fumetto, il dollaro, i personaggi pubblici, le opere famose e inflazionate della storia dell’arte, tutto passa attraverso il filtro warholiano che rivisita mondo e storia in chiave diversa, conferendo all’immagine una magia unica.
“Icone riconosciute e riconoscibili – continua Enrica Feltracco – che, sottratte al loro abituale contesto, producono un effetto straniante grazie al quale acquistano nuova vita e dignità estetica, creando una cornice artistica in grado di caricarle di valori prima assenti. In questo modo il concetto di unicità dell’opera d’arte vacilla, mentre in costante ascesa è l’importanza della fase creativa”. 

La mostra Andy Warhol: 30 years later, sarà inaugurata il prossimo 27 gennaio 2017 alle ore 20.30 nella splendida cornice della Sala consiliare di Asolo.

Arrivederci ad Asolo...



La pop art è un modo di amare le cose. Andy Warhol




Informazioni e prenotazioni sull'esposizione Andy Warhol: 30 years later
Museo Civico – via Regina Cornaro 74, Asolo (Tv) - info@museodiasolo.it
Inaugurazione: 27 gennaio 2017 alle ore 20.30 presso la Sala consiliare di Asolo
Orari di apertura: dal 28 gennaio al 17 aprile 2017 - giovedì e venerdì dalle 15.00 alle 19.00, sabato e domenica dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 19.00
Biglietto d'ingresso: 8 Euro

venerdì 13 gennaio 2017

Tributo al Caccia - Luigi Caccia Dominioni e Bologna

In occasione di ART CITY - Artefiera 2017 si propone un tributo alla figura di Luigi Caccia Dominioni, architetto e designer.




La mostra Tributo al Caccia - Luigi Caccia Dominioni e Bologna offre una panoramica sul legame che l’architetto ha avuto con la città, raccontato anche attraverso il lungo rapporto di amicizia e di lavoro con Dino Gavina. Nell’arco di quasi trent’anni Gavina coinvolge “il Caccia” non solo in progetti di design per le sue società, ma favorisce le condizioni affinché l’architetto milanese venga incaricato per la riqualificazione di importanti ambiti urbani di Bologna.
Tra questi l’unico realizzato e certamente il più rilevante è la sistemazione di Piazza Santo Stefano, inaugurata nel 1991. Un progetto che Caccia Dominioni regala alla città, e che viene realizzato dagli uffici comunali, seppure con alcune significative modifiche.
Gli interventi progettati per la sistemazione della Piazza della Vita, per il comparto storico della facoltà di Agraria, per il sagrato della chiesa di Alvar Aalto a Riola di Vergato, seppure sviluppati fino a significativi livelli di dettaglio, non hanno invece avuto un seguito.
L’esposizione vuole ricordare la figura di Caccia Dominioni, scomparso nello scorso novembre, ricostruendo le vicende di questi progetti urbani, attraverso documenti ed immagini d’epoca, affiancandoli ad alcuni oggetti di design da lui concepiti e ad una sequenza sonora dedicata.



cura e allestimento > Elena Brigi, Daniele Vincenzi / B&V
ambientazione sonora > Maurizio Carli Moretti / Camere Sonore
grafica >Toni Giunta / Pablo Comunicazione
una proposta di > Giorgio Mingardi e Marco Mango / experienceIN.it
www.gavina-flashesofdesign.com
www. experienceIN.it
www.cameresonore.net


Corte Isolani 2 b/c/d
accessi da via Santo Stefano 18 o da Strada Maggiore 19, Bologna

inaugurazione
sabato 14 gennai o ore 18:00

ORARI MOSTRA
martedì > venerd ì 16.00 - 20.00
sabato e domenica 11.00 - 20.00
Art City White Night
sabato 28 gennai o 11.00 - 24.00

mercoledì 11 gennaio 2017

Italo Calvino: perché scrivo

Ogni inizio anno è l'occasione per riflessioni sul piano professionale e ancora una volta, così come è accaduto lo scorso anno, a guidarmi è Italo Calvino e la sua magnifica modalità di scrittura e comunicazione.




Scrivo perché non ero dotato per il commercio, non ero dotato per lo sport, non ero dotato per tante altre, ero un poco…, per usare una fase famosa [di Sartre], l’idiota della famiglia… In genere chi scrive è uno che, tra le tante cose che tenta di fare, vede che stare a tavolino e buttar fuori della roba che esce dalla sua testa e dalla sua penna è un modo per realizzarsi e per comunicare.

Posso dire che scrivo per comunicare perché la scrittura è il modo in cui riesco a far passare delle cose attraverso di me, delle cose che magari vengono a me dalla cultura che mi circonda, dalla vita, dall’esperienza, dalla letteratura che mi ha preceduto, a cui do quel tanto di personale che hanno tutte le esperienze che passano attraverso una persona umana e poi tornano in circolazione. È per questo che scrivo. Per farmi strumento di qualcosa che è certamente più grande di me e che è il modo in cui gli uomini guardano, commentano, giudicano, esprimono il mondo: farlo passare attraverso di me e rimetterlo in circolazione. Questo è uno dei tanti modi con cui una civiltà, una cultura, una società vive assimilando esperienze e rimettendole in circolazione (1983).

Scrivo perché sono insoddisfatto di quel che ho già scritto e vorrei in qualche modo correggerlo, completarlo, proporre un’alternativa. In questo senso non c’è stata una “prima volta” in cui mi sono messo a scrivere. Scrivere è sempre stato cercare di cancellare di già scritto e mettere al suo posto qualcosa che ancora non so se riuscirò a scrivere.

Scrivo perché leggendo X (un X antico o contemporaneo) mi viene da pensare: “Ah, come mi piacerebbe scrivere come X! Peccato che ciò sia completamente al di là delle mie possibilità!”. Allora cerco di immaginarmi questa impresa impossibile, penso al libro che non scriverò mai ma che mi piacerebbe poter leggere, poter affiancare ad altri libri amati in uno scaffale ideale. Ed ecco che già qualche parola, qualche frase si presentano alla mia mente… Da quel momento in poi non sto più pensando a X, né ad alcun altro modello possibile. È a quel libro che penso, a quel libro che non è stato ancora scritto e che potrebbe essere il mio libro! Provo a scriverlo…

Scrivo per imparare qualcosa che non so. Non mi riferisco adesso all’arte della scrittura, ma al resto: a un qualche sapere o competenza specifica, oppure a quel sapere più generale che chiamano “esperienza della vita”. Non è il desiderio di insegnare ad altri ciò che so o credo di sapere che mi mette voglia di scrivere, ma al contrario la coscienza dolorosa della mia incompetenza. Il mio primo impulso sarebbe dunque di scrivere per fingere una competenza che non ho? Me per essere in grado di fingere, devo in qualche modo accumulare informazioni, nozioni, osservazioni, devo riuscire a immaginarmi il lento accumularsi dell’esperienza. E questo posso farlo solo nella pagina scritta, dove spero di catturare almeno qualche traccia d’un sapere o d’una saggezza che nella vita ho sfiorato appena e subito perso (1985).