lunedì 1 agosto 2016

Una riflessione sul rapporto tra committente e progettista, scomodiamo gli architetti Fuksas e Le Corbusier.

Oggi scomodiamo gli architetti Fuksas e Le Corbusier per una riflessione sul rapporto tra committente e progettista

Personalmente ritengo che il lavoro del progettista sia paragonabile a quello di un sarto, il quale deve realizzare un vestito per il proprio cliente. Le case, gli immobili, gli edifici sono proprio il vestito che il progettista deve realizzare per i propri committenti, stando attento a mille sfaccettature, a fare in modo che il vestito sia davvero adatto al proprio committente, sia di suo gradimento, gli stia bene addosso e che lui sia soddisfatto del risultato.
Sono molti gli aspetti da tenere in considerazione perché ne esca un ottimo vestito, un ottimo progetto.
Ma spesso mi chiedo, è davvero tutto frutto del progettista? Mi viene da dire che il risultato sia il frutto di un cammino fatto insieme, con continui scambi tra progettista (che certo può fare la differenza) e committente, con interscambi di informazioni, richieste, necessità, visioni da entrambe le parti.

Proprio su questo tema mi piace riportare di seguito una riflessione e dei documenti messi a disposizione dell'amico Carlo Mancosu, i quali rappresentano un'ottima testimonianza di quello che a mio avviso dovrebbe essere il rapporto tra progettista e committente.

Relativamente al progetto della Chiesa di Massimiliano Fuksas, contestata dal committente vista l'impossibilità di fruirne a causa del troppo freddo d'inverno o del troppo caldo l'estate, ho ritrovato 2 lettere scritte dal Reverendo Padre Couturier a Le Corbusier, in cui precisa quali dovranno essere gli elementi caratterizzanti del progetto del Convento de La Tourette. Oggi difficilmente i committenti guidano (consigliano) il progettista verso il rispetto delle esigenze imprescindibili dell'opera realizzata...





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