lunedì 20 giugno 2016

Bruno Munari, tra design, comunicazione e cultura.



La cultura è libertà. Chi sa qualcosa ha il dovere sociale di comunicarla con chiarezza agli altri.

Bruno Munari


martedì 14 giugno 2016

Nel febbraio 1980 apparve nella rivista Domus un ritratto di Carlo Scarpa a firma di Andy Warhol commissionata da Cleto Munari.

L’architetto Guido Pietropoli, già assistente di Carlo Scarpa, è uno dei più preparati estimatori e conoscitori dell’opera del famoso architetto veneziano.
E’ lui a ricordarci con questo suo scritto, l’esistenza di un ritratto di Carlo Scarpa realizzato niente po’ po’ di meno da Andy Wharol, uno dei più illustri rappresentanti della pop art per Cleto Munari.


Nel febbraio 1980 apparve nella rivista «Domus» un ritratto di Carlo Scarpa a firma di Andy Warhol. L’opera era stata commissionata all'artista americano da Cleto Munari per il quale Scarpa aveva disegnato un famoso servizio di posate in argento. Un rapido giro di consultazioni tra gli “scarpiani” diede come risultato un giudizio concorde: l’opera era decisamente brutta, “brutta” nel senso corrente della parola. Per alcuni si trattava addirittura di uno sfregio nei riguardi del professore e, di conseguenza, tutto l’entourage l’aveva immediatamente rifiutata.
Va premesso che gli “scarpiani” sono un’entità poco obiettiva, poco serena nel senso etimologico della parola, cioè poco “secca”; per meglio dire, essi sono carichi di umori. Si tratta di un gruppo di fedelissimi molto cresciuto con il passare degli anni. Per alcuni l’incontro con Scarpa e la sua architettura era stata una sorta di folgorazione sulla via di Damasco; dunque una famiglia tutta particolare fatta di amori e di temibili gelosie perché - è umano - ciascuno viveva nella precisa convinzione di conoscere in esclusiva il segreto del personaggio e ciascuno credeva di saper cogliere nel racconto dell’altro l’imprecisione dei ricordi, i difetti e la goffaggine dell’emulazione. 
Tornando al ritratto, non si può negare che l’operazione di Warhol fosse un po’ pesante; probabilmente Munari aveva chiesto per documentarsi un ritratto del nostro e, dato che Carlo Scarpa era venuto a mancare il 28 novembre 1978 e forse i due artisti non si erano mai frequentati, è ragionevole pensare che Munari avesse fatto avere a Warhol delle fotografie del professore e gli avesse raccontato dei momenti conviviali trascorsi con lui a Vicenza. Per altro resto dell’opinione che tutto si sarebbe svolto nella stessa maniera anche con Scarpa vivo perché è noto che l’artista americano operava su materiali già formalizzati e il suo intervento aveva più del rabdomante, del fattucchiere e del mago che dell’artista in senso stretto. Sta di fatto che Andy Warhol prese le mosse da una bella fotografia di Luciano Svegliado, forse fatta ad Asolo, una foto molto serena: Scarpa vestiva un’elegante giacca di cotone a righe bianche e blu, e portava un orologio Movado al taschino; era la stessa foto che Scarpa stesso aveva scelto per presentarsi alla mostra personale del RIBA, a Londra, nel febbraio del 1974. Warhol tagliò la testa, la girò in alto – forse verso la luna – ridisegnò a puro segno le parti deboli del volto, cioè il mento e la nuca, lasciando intatta la bella fronte e mise un retino aureo sugli occhi. Una striscia azzurra raccordava e separava il collo dal petto che era campito da un’area quadrata in rosso, mentre una parte dell’emisfero sinistro del cervello – quello che presiede all'intelligenza figurale – era colorata di color verde salvia: come si può vedere la fisionomia del professore era pur sempre perfettamente riconoscibile. 
Ma non furono questi interventi a indisporre gli scarpiani. Tutti, tranne me, giudicarono offensivo il foglio di acetato sovrapposto al ritratto: esso riportava una vistosa incorniciatura di posate, coltelli, forchette, cucchiai; proprio quelli che Cleto Munari stava commercializzando negli Stati Uniti. è noto che Warhol fu artista spregiudicato ma, per quanto cinico nei riguardi del committente che (forse) gli aveva chiesto che apparissero anche le posate nel ritratto del Professore, non credevo che egli le avesse disposte “a cornice” per sfregio nei riguardi di Scarpa. Pensai che si doveva riconoscere a Warhol un istinto barbarico, animalesco, sciamanico di interpretazione della realtà e mi misi a riflettere sui significati che il foglio di plexiglass trascinava con sé nell'opera. Quel ritratto mi ricordò la grande passione di Scarpa per il ben mangiare, la buona cucina e, allo stesso tempo, mi fece tornare alla memoria un brano del Protagora di Platone...



La foto che apparve sulla rivista Domus con il ritratto di Warhol con la cornice di posate che Scarpa aveva disegnato per Cleto Munari.

martedì 7 giugno 2016

In realtà sono banalmente io la ruggine, i graffi. Paolo Mezzadri si racconta, tra ferro e polvere.

Gli incontri più insoliti sono spesso quelli che ci arricchiscono di più. E’ quello che mi sta accadendo da quando seguo il lavoro ed il diletto di Paolo Mezzadri. Il piacevole osservare e disquisire sul suo operato, si contrappone ad una grande e personale difficoltà, quella di riuscire a catalogarlo. 
Molte sono le definizioni che mi verrebbero in mente: tutte vanno bene, tutte sono limitanti.
Artigiano del ferro, artista del metallo, poeta della materia. 
Quel che è certo è che Paolo lavora il ferro con grande maestria, partendo da pezzi di scarto, raccontando la storia di ogni pezzo e cambiandone il destino trasformandolo in un’opera, in un oggetto. E tutto questo lo fa accompagnando ed affiancando il suo lavoro a pensieri, fotografie e parole capaci di offrire suggestioni ed emozioni tali da far percepire viva ogni sua opera, quasi che questa fosse capace di movimento e parola.
Non preoccupatevi quindi se leggerete Paolo tutto d’un fiato. Non è un errore ma una precisa scelta di Paolo, più avanti scoprirete il motivo…


gdl “Ho iniziato ad usare il ferro per lavoro e non per passione.” Questo è quello che si legge entrando nel tuo sito. Come è nata questa avventura?

PM Non credo sia un'avventura, credo che sia stata la voglia e la caparbietà di capire cosa potesse esserci più avanti l'avventura è adesso dopo che ho capito che poteva esserci un’altra stanza un altro mondo altri perché altri modi





gdl I tuoi pezzi sembrano uscire dal tempo. Pezzi di scarto, pieni di ruggine, graffiati sembrano riprendere vita grazie al tuo intervento creativo. Perché hai deciso di partire proprio da questi materiali di scarto per realizzare le tue opere?

PM Premetto che non tutti i miei pezzi nascono senza utilizzare pezzi di scarto - lo scarto - quello che definisco tale in realtà sono banalmente io la ruggine i graffi il tempo che altera il materiale lo associo alla mia esistenza diciamo che credo di conoscere questo modo di essere





gdl Qualcuno potrebbe contestare che si tratti di opere fine a se stesse, belle da vedere. Ma sappiamo che non è questo quello che cerchi e che vuoi…

PM Qualcuno potrebbe ... credo sia giusto e corretto non obietto non dico non - mi interessa - 
Credo che fare e creare possa essere utile per molte cose se poi è' utile a noi ecco questa è' il fine è forse l'unica magia





gdl Quale è il legame con i tuoi pezzi? Quali passioni ed emozioni ti trasmettono e quali sono quelli che meglio raccontano il tuo lavoro?

PM Credimi tutti i pezzi sono - io - sono momenti veloci attimi senza fiato sono un miscuglio di incontri e di possibilità nessun pezzo è più importante di un altro non riesco a trovare il pezzo più - importante - lo penso sinceramente spesso nel silenzio del mio spazio rivivo mentalmente momenti e sono felice e sono libero





gdl Non sei fotografo e non sei scrittore, eppure usi queste due discipline con estrema maestria accompagnando il tuo lavoro con raffinate visualizzazioni e suggestioni attraverso le immagini e le parole. Da dove nasce tutto questo?

PM Dalla curiosità di provare dal desiderio di provarci scrivo di getto senza punteggiature scatto veloce senza senso come se ci fosse un bisogno una esigenza un qualche cosa che mi chiama tutto qui





gdl E ora verso quale direzione andranno i tuoi racconti, le tue storie, i tuoi pezzi?

PM Vorrei trovare la leggerezza vorrei conoscerla e forse potei amarla i miei pezzi andranno verso altre storie probabilmente in equilibrio come sempre mischiando necessità e sogni





gdl Grazie Paolo, ci ritroveremo tra la ruggine e la polvere...

PM Grazie a te per queste domande che mi hanno fatto viaggiare ed arrugginire un po di più    
a presto amico caro



foto di Chiara Boniardi

foto di Chiara Boniardi



lunedì 6 giugno 2016

Ci sono luoghi che ti accompagnano... Sempre... Tomba Brion

Ci sono giornate lunghe e pesanti, ma la strada del ritorno ti fa passare vicino a luoghi a te cari. E così una piccola deviazione consente di tornare in quei luoghi. Uno di quei posti per me è Tomba Brion, progettata da Carlo Scarpa.
Un luogo dove uscire dal tempo e dallo spazio, dove ritrovarsi in silenzio a riflettere, a emozionarsi, a stupirsi delle piccole cose. Un luogo dove ritrovarsi a bocca aperta a guardare un raggio di sole giocare con il cemento e con l'acqua.





















C'è un piccolo punto qua.
C'è una piccola ansa che fa così, che conduce da questa parte al cimitero vecchio.
Allora io qui dormirò in terra di nessuno, cioè né Brion né Municipio.
Carlo Scarpa 
Lezione di Vienna  18.10.1976




foto di giorgio de luca . giugno 2016