mercoledì 23 dicembre 2015

Buone Feste dal blog gdltrace

Il 2015 volge al termine con all'attivo nuove collaborazioni e nuovi amici.
Un anno ricco di eventi, comunicazione e progettazione.
Momenti importanti di confronto, approfondimento e crescita, sia da un punto di vista umano che professionale.

A tutte le persone incontrate dal vivo e on line, così come a chi nel silenzio segue e legge il blog, giungano i Migliori Auguri di Buone Feste.

E nel 2016 continueremo a parlare ancora di architettura, design e arte.



lunedì 14 dicembre 2015

Ve.Nice Christmas Stuff 2015 chiude i battenti, sperando sia un arrivederci!


Chiude i battenti la seconda edizione di Ve.Nice Christmas Stuff, l'esposizione veneziana dedicata al design.
Un successo di pubblico e di critica quello registrato da questo evento ospitato allo Spazio Kanz, con numerose presenze durante tutti i giorni dell'esposizione.
L'evento è riuscito a portare il design tra la gente, mettendo in contatto i designer ed il pubblico. E' stata inoltre un'occasione privilegiata di confronto e scambio tra i designer.





 


Questa edizione di Ve.Nice Christmas Stuff, ha brillato oltre che per una ricercata selezione di designer e prodotti, per la maestria con cui è stato realizzato il format e l'allestimento da parte dei padroni di casa, i KANZ architetti.

Doveroso il mio GRAZIE nei confronti di chi ha proposto questa collaborazione, coinvolgendomi per provare a raccontare il design e l'evento.

Durante le numerose parole spese con le persone incontrate in questi giorni con molti amici, designer e visitatori, quello che è emerso tra le righe, è la richiesta e l'auspicio che Ve.Nice Stuff continui con la realizzazione di nuovi eventi, diventando punto di riferimento per il design a Venezia e non solo.



venerdì 11 dicembre 2015

Ve.Nice Stuff ospita MADEHAND, un progetto fotografico di Anna Mainenti

Ancora tre giorni per l'esposizione veneziana dedicata al design Ve.Nice Christmas Stuff

Entrando nel suggestivo Spazio KANZ, non potrete non rimanere affascinati dalla grande parete in mattoni a vista su cui spicca uno splendido progetto di Anna Mainenti.

 

 



MADEHAND. A project by Anna Mainenti

Testo a cura di Valeria Nicolis

MADE-HAND è un progetto realizzato durante la Milano Design Week 2015, raccogliendo trena coppie di mani di professionisti nel mondo dell’artigianato e del design.

Le mani sono un mezzo, uno strumento che può ricevere l'affidamento di significati diversi a seconda di ciò che si intenda comunicare. Mano è un termine che sostiene le più diverse valenze semantiche. Metaforicamente, nel linguaggio del poker, una made hand è una mano completa, sufficientemente buona per prevedere di vincere la maggior parte delle volte. Cambiando posizione alle parole inglesi, hand made riconduce al fatto a mano, all’artigianalità riscoperta e alla manualità che la caratterizza.

L’immagine fotografica ritaglia la parte operativa e creativa dei professionisti che partecipano attivamente a divulgare e sostenere il valore e le idee alla base dei prodotti di design e di artigianato.
Le mani, osservate senza maschere e senza direzione di scena da parte dell’autrice, tramite una luce diretta, pulita, clinica e sincera, senza ombre e chiaroscuri, sono ritagliate dal corpo, con il valore di oggetti artigianali da valorizzare e raccontare.
Le mani come racconto di una persona: rivelano i segni del tempo, che difficilmente si possono mascherare; rivelano i segni del lavoro; raccontano la personalità e la storia di ciascuno.

Sono le mani e gli individui a raccontare e a raccontarsi. Per ciascun ritratto, le variabili sono determinate esclusivamente dal soggetto. L’autrice si vuole limitare a raccogliere, silenziosa, mantenendo invariati la tecnica, l’inquadratura, lo spazio e l’uso della luce.
Anna Mainenti fotografa le mani con la meticolosità della collezionista, una catalogazione sistematica quasi di impronta darwiniana, conscia che la ricerca e l’osservazione delle differenze pongono le basi sulla metodicità di elementi fissi e invariati.

Le mani, il primo strumento che ciascuno di noi utilizza per mettersi in contatto e in relazione con il mondo esterno, diventano, nel progetto seriale di MADE-HAND, il simbolo del realizzato e del realizzabile, descrivono una storia e preludono a progetti futuri.

Le mani di artigiani e designer, descritte e inventariate come oggetti di una serie, simili e unici, diventano metafora tangibile del lavoro manuale ed artigianale, idee palpabili di chi costruisce oggetti e ne promuove il valore e lo sviluppo.




mercoledì 9 dicembre 2015

Apre Ve.Nice Christmas Stuff ed è subito festa!

Potrebbe bastare la giornata di ieri ad incoronare il successo della Ve.Nice Christmas Stuff, l'esposizione dedicata al design in corso da ieri fino al 13 dicembre in Calle de Mezzo, laterale di Campo San Giacomo da l'Orio a Venezia e ospitata allo Spazio Kanz.


Se avete l'occasione di essere a Venezia da qui a domenica, non potete mancare all'appuntamento. Un'affascinante location nei meandri veneziani, allestita ed arricchita da pezzi di design. Diversità di colori, materiali, tecniche e forme, accomunate da una chiara volontà dei designer ospitati, di ricercare un proprio stile progettuale e produttivo. Modi e forme uniche di interpretare il design.
Un allestimento dalle linee semplici, senza nessuna sovrastruttura, finalizzato a mettere in risalto ciò per cui siete entrati: i designer e i loro prodotti.

 

A completare l'allestimento spiccano su una storica muratura in mattoni a vista, le fotografie di Anna Mainenti, immagini che compongono il progetto fotografico MADE HAND.
Una collezione di mani di persone che appartengono al mondo della creazione di oggetti, nell’ambito dell’artigianato e del design.


A differenza di molte esposizioni, qui si respira un clima accogliente e semplice; un'occasione per incontrare i designer, conoscerli e fare rete. E perché no, anche brindare al loro successo grazie alla compagnia della cantina Le Vigne di San Giacomo e dei loro vini prelibati.

Partecipano a Ve.nice Christmas Stuff:
Andrea Fantinato / Anna Clara Zambon / Davide Aquini / Davide Brugiolo / Doppiofondo / Ethel Lotto / Francesco Tencalla / Gaetano Di Gregorio / IV Design / Kanz architetti / / Massimo Brignoni / Nicola Tessari / Peacock studio / Raffaella Brunzin / Reggiani ceramica / Small caps / Venice Factory / Ylenia Deriu



Avete ancora dubbi, o state partendo per Venezia?? Ci vediamo li...


giovedì 3 dicembre 2015

Fermento allo Spazio KANZ per la seconda edizione di Ve.Nice Christmas Stuff

Nella piccola calle, laterale di Campo San Giacomo a Venezia è in atto un gran fermento... Come perché???
Presso lo Spazio KANZ, si sta già lavorando agli allestimenti in vista della seconda edizione di Ve.Nice Christmas Stuff.




Ed ecco alcuni scatti rubati live in attesa di questo nuovo evento veneziano dedicato al design...







E nel frattempo c'è anche chi continua a lavorare in mezzo a tutto questo trambusto...



Allora, ci vediamo prossimamente a Venezia?! 
facebook.com/ve.nicestuff/

giovedì 26 novembre 2015

Il design come strumento di differenziazione. Una riflessione del professor Mario Volpe su Food Design ed economia.

Dopo aver avuto il piacere di presenziare all'evento Conversazione a più voci attorno al Food Design organizzato da Delineodesign, ho avuto la possibilità di approfondire i temi della serata con i relatori.

Abbiamo già avuto modo di leggere in un precedente post, il punto di vista di chi legge questo tema con gli occhi dell'estetica, della progettualità, il punto di vista dei designer per l'appunto. 
Dopo aver ascoltato (e letto) le opinioni di Giampaolo Allocco, Alberto Bassi, e Massimo Barbierato, è la volta di Mario Volpe, professore associato di Economia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, il quale partendo da una semplice domanda ci offre un approfondimento sull'importanza del design nel settore del cibo e più in generale dell'alimentare.


gdl La storia del settore alimentare italiano poggia su solide basi, ma è proprio in tempi di crisi che è necessario investire, abbinando storia e innovazione. Quale può essere il ruolo del Food Design in un’ottica di rilancio o rinnovamento del settore alimentare?

Mario Volpe - Design del Cibo.
In una prospettiva economica il design viene visto come uno strumento di differenziazione. Con un duplice significato per l’impresa che mette sul mercato prodotti di design: 
1) creare un prodotto “diverso dal solito”, con una qualità intrinseca ed estetica più elevata dei prodotti standard del mercato di riferimento. Un design adeguato rende il prodotto e la percezione del prodotto da parte dei consumatori come un prodotto non standard, esclusivo e superiore. Questo consente di cogliere un segmento di domanda specifico (segmento premium), con una “disponibilità a pagare” più elevata della domanda indifferenziata per un prodotto omogeneo.
2) Poter operare con un certo “potere di mercato”, il che significa poter vendere il prodotto ad un prezzo più elevato rispetto al costo di produzione. Questo è possibile perché la percezione del prodotto differenziato da parte dei consumatori crea una domanda specifica per l’impresa. E su questa domanda specifica l’impresa ha un certo grado di monopolio; detto in altri termini, dato che solo l’impresa stessa può produrlo, non è sottoposta ad una concorrenza di puro prezzo da parte delle altre imprese.
Ovviamente dal lato della produzione il design riguarda l’intero processo produttivo, l’intera catena della produzione (supply chain). Dare una certa forma e un certo design richiede la ridefinizione di fasi della produzione (dalla progettazione alla produzione, alla distribuzione e alla logistica). E altre volte è la fase a monte che richiede una re-ingegnerizzazione delle fasi a valle. In altre parole spesso il design è motore dell’innovazione, sia di processo che di prodotto.
Quanto valgono queste argomentazioni per i settori agro-alimentari e per il cibo in particolare, dove le caratteristiche rilevanti sono quelle della qualità, delle caratteristiche organolettiche delle materie prime, della genuinità e della adesione a regole e norme tradizionali di processo e di conservazione? 
E’ chiaro che per quanto riguarda produzioni agro-alimentari di larga scala il design, non solo del prodotto finale o del packaging, ma dell’intero processo produttivo, , ha creato notorietà, reputazione, valore.
Ma in una situazione in cui i consumi si sono rarefatti e si è più attenti alla qualità e al valore dei beni agro-alimentari, non è forse vero che il design appare come una caratteristica estetica poco rilevante?
Non è forse vero che nei prodotti agro-alimentari le regole comunitarie consentono un marketing basato sull’origine territoriale (vietato invece per i prodotti manifatturieri), riconoscendo già nell’origine dei prodotti e nei disciplinari locali il valore di differenziazione dei prodotti? In questi casi, che ruolo può avere il design?
A mio parere il design del cibo ha invece uno spazio importante, proprio per valorizzare le caratteristiche di qualità dei prodotti. Il design è uno strumento potente per raccontare e comunicare i valori dei prodotti locali. E’ uno strumento per raccontare l’origine dei beni, le tradizioni cui i prodotti si riferiscono, la naturalezza e l’autenticità dei prodotti e dei processi di trasformazione cui sono sottoposti. 
Per il cibo, il design rappresenta dunque uno strumento di valorizzazione della differenziazione, che è già insita nei diversi prodotti. Certo in questo caso si tratta di uno strumento “a valle”: il design dovrà trovare il modo di enfatizzare l’autenticità e i valori di un prodotto che è già diverso perché viene da un certo luogo, con precipue caratteristiche ambientali e di tradizione. Ma possiamo anche immaginare situazioni in cui il design opera come driver di innovazione: rispettando la provenienza, ma suggerendo nuovi modi di garantire il processo (ad esempio con forme che consentano la tracciabilità), nuove forme per comunicare la cultura dei territori, nuove prospettive per un consumo congiunto di prodotti diversi.

Ringrazio il professor Mario Volpe per questa sua riflessione sul legame tra Food Design ed economia. 
Colgo inoltre l'occasione di ringraziare ancora una volta Giampaolo Allocco e ai relatori della serata, per l'organizzazione di questa iniziativa finalizzata ad allargare lo sguardo su un settore in continua crescita ed evoluzione quale il Food Design.

martedì 24 novembre 2015

VE.NICE CHRISTMAS STUFF DESIGNERS IN MOSTRA IN CAMPO SAN GIACOMO PER DIMOSTRARE CHE VENEZIA E’ ANCORA VIVA (E LOTTA PER RESTARE UNICA)

E' un piacere poter comunicare di far parte di questo ambizioso progetto. Erano stati proprio Mauro e Antonella dello studio KANZ ad annunciarci, durante una conversazione veneziana, la seconda edizione di Ve.Nice Stuff
Eccoci allora alla presentazione ufficiale di questa esposizione di design, attraverso il comunicato stampa dell'evento.



VE.NICE CHRISTMAS STUFF DESIGNERS IN MOSTRA IN CAMPO SAN GIACOMO PER DIMOSTRARE CHE VENEZIA E’ ANCORA VIVA (E LOTTA PER RESTARE UNICA)

Allo Spazio Kanz, oltre all’esposizione aperta tutti i giorni per una settimana, eventi ogni sera, all’insegna della cultura e della vitalità


Una settimana di eventi, uno diverso ogni sera. Una settimana di porte aperte allo Spazio Kanz di San Giacomo da l’Orio per scoprire che esiste un design contemporaneo nel cuore del centro storico veneziano. Quindici designer emergenti che lavorano il legno, il vetro (ça va sans dire) ma anche la ceramica passando per la grafica e i tessuti.

Si chiama Ve.nice Christmas Stuff la rassegna di design indipendente che ha selezionato alcune tra le più interessanti autoproduzioni realizzate da progettisti e artigiani che gravitano intorno a Venezia - che si terra’ dall’8 al 13 dicembre nello Spazio Kanz, a San Giacomo da l’Orio - Santa Croce - calle de Mezo 1592. Un’occasione, infine, per raccogliere spunti per i regali di Natale che sono altrettanti pezzi unici.

I progetti riguardano vari ambiti del design, da prodotti in legno, vetro o ceramica ad accessori, passando per la grafica ed il tessuto.

Il filo rosso che lega tutti gli autori è la ricerca di un design autentico, coraggioso e anche sperimentale, che volutamente intende porsi come alternativa ai prodotti senza qualità e senza storia di cui le vetrine delle nostre città, e di Venezia in particolare, sono sempre più piene.

Nata tra le mura dello Spazio Kanz, studio suggestivo e in posizione strategica, Ve.nice stuff vuole svelare un’altra Venezia, quella delle produzioni artigianali di qualità, per cui è stata ed è ancora famosa nel mondo. Vuole dimostrare che la città e il suo potenziale creativo possono ancora attrarre e costituire un punto di riferimento per progettisti e amanti del design, rendendo così l’esperienza di Venezia ancora più completa ed autentica.

Dopo la felice edizione dell’anno scorso, nata con gli stessi presupposti, Ve.nice Stuff propone un secondo appuntamento, nell’ottica di costruire, assieme a tutte le realtà produttive coinvolte, un percorso più ampio, di lunga durata, tentando di volta in volta di fare emergere sempre maggiori energie e creatività, dimostrando che Venezia non è solo bella, ma è anche una città vitale.

Quest’anno Ve.nice stuff ospiterà anche, per tutto il periodo della rassegna, la mostra fotografica MADE HAND di Anna Mainenti (www.annamainenti.com)




Partecipano a Ve.nice Christmas Stuff:

Andrea Fantinato
Anna Clara Zambon
Davide Aquini
Davide Brugiolo
Doppiofondo
Ethel Lotto
Francesco Tencalla
Gaetano Di Gregorio
IV Design
Kanz architetti
Massimo Brignoni
Nicola Tessari
Peacock studio
Raffaella Brunzin
Reggiani ceramica
Small caps
Venice Factory
Ylenia Deriu



C/O
SPAZIO KANZ, Santa Croce 1592, San Giacomo de l’Orio, Venezia
Dall’8 al 13 dicembre
8 dicembre dalle 11 alle 20, opening con aperitivo ore 11.30 e 18.00
Dal 9 al 11 dicembre dalle 17.00 alle 20.00
Sabato 12 e domenica 13 dicembre dalle 11.00 alle 20.00 

Media partner 2015: Giorgio de Luca
Blog partner 2015: http://gdltrace.blogspot.it/

Beverage: Le Vigne di San Giacomo

giovedì 19 novembre 2015

Expo dopo Expo. Quale futuro per quest'area?

A qualche settimana dalla chiusura dell'Esposizione Universale di Milano, riprendo una riflessione legata scaturita dopo la mia visita di agosto all'Expo, considerazioni non tanto legate ai contenuti, ma alla sua dislocazione e al suo futuro da un punto di vista architettonico ed urbanistico. 



Soprassiedo sul fatto che un evento di tale portata possa essere considerato facilmente “la sagra delle buone intenzioni”, un luogo cioè dove i contenuti ed i temi esposti siano ridondanti attraversando i vari padiglioni. Ma questo credo faccia parte del gioco, specie per un’Esposizione Internazionale che ha un tema specifico.
Quanto sopra esposto risulta però avere una certa rilevanza, se quanto accade per la realizzazione (prima, durante e dopo) sia incoerente ed in contrasto con le tematiche proposte, molto legate al concetto più ampio di sostenibilità
La prima riflessione mi porta a fare un salto nel passato: la scelta dell’area. Perché si è pensato alla realizzazione di una nuova area, senza pensare ad esempio, di usare gli stessi investimenti per migliorare le infrastrutture circostanti e rimodernare l’area della Fiera di Rho, in maniera da ottenere un vantaggio fruibile anche per il futuro? Vista anche la vicinanza logistica era proprio necessaria la realizzazione di questa mastodontica nuova area? Inoltre volendo fare un salto al presente, per quanto ho potuto vedere esistono diverse opere ed infrastrutture affini, non ancora del tutto completate.


La domanda/riflessione successiva quindi sorge spontanea. Quale futuro per l’immensa area Expo? Non ho seguito in maniera particolare e diretta la cosa, ma ricordo lo stato di quell’area in quanto zona di passaggio fin da piccolo per raggiungere i parenti. Si trattava di un’area verde, ora completamente urbanizzata per un evento che durerà alcuni mesi. E poi? Questa immensa area troverà un reale utilizzo o rimarrà una cattedrale nel deserto a ricordo di un grande evento? Ho sentito di varie proposte sul futuro dell’area: un nuovo stadio, una cittadella universitaria, ma quali reali prospettive si stanno aprendo e delineando?

Ho avuto il piacere nel tempo di discutere di questi temi con vari esperti del settore, tra cui Antonio Angelillo, direttore del Master in Architettura del Paesaggio Barcellona Milano e ACMA Centro Italiano di Architettura
Sulla questione Expo si scateneranno nei prossimi mesi molti soggetti interessati ad appropriarsi paternità di idee sul futuro dell’area.

La verità è che quell’area, Expo o non Expo doveva essere un affare immobiliare.  Qualcuno ha preso ora la patata bollente in mano. Verosimilmente quell’area verrà acquisita dalle Banche che procederanno allo smembramento. Fisicamente potrà rimanere lì, in quel modo, per altri vent’anni. Comunque di questo ne parleremo nella pubblicazione che stiamo completando e pubblicando su paesaggio.it, con raccolta di diverse opinioni.
Ti ringrazio molto per i tuoi pensieri. A presto.
Antonio
La pubblicazione Expo dopo Expo pubblicato
a cura del Master Architettura Paesaggio 

Questo suo intervento di fine settembre 2015 va certamente integrato alla luce di alcuni sviluppi sull'argomento. Ecco cosa ci dice oggi Antonio.
La novità è che lo Stato è subentrato con un nuovo progetto per coprire i costi iniziali dell'Expo, quello dell'acquisizione delle aree oltre che allo smantellamento delle strutture.

Quello di Antonio Angelillo è solo uno dei numerosi interventi riguardanti gli sviluppi futuri dell'area Expo a Milano.E' infatti disponibile oramai una vasta gamma di riflessioni ed approfondimenti sul tema Expo dopo Expo.

Non ci resta che rimanere in attesa di quelli che saranno gli sviluppi reali attorno ad un'area che ha ospitato, nel bene e nel male, un evento di importanza e rilevanza internazionale quale è stato l'Expo 2015 di Milano.

Un doveroso e particolare ringraziamento va ad Antonio Angelillo (www.antonioangelillo.itper l'impegno profuso su tale tematica e per la sua generosa disponibilità.



Alcuni link per l'approfondimento



domenica 15 novembre 2015

Ciao Moira Orfei, regina indiscussa dell'arte circense italiana

Moira Orfei
nome d'arte di Miranda Orfei 
regina indiscussa dell'arte circense italiana
1931 - 2015


Questa sera cedo il passo ai ricordi di bambino, a quando ti ho vista dal vivo durante lo spettacolo del tuo circo.
Perché anche il Circo è arte e tu hai saputo dimostrarlo.

Ciao!


venerdì 13 novembre 2015

Studio Kanz, un luogo in cui immaginare liberamente spazi, oggetti e nuovi progetti da intraprendere.

Da sempre Venezia è una città di intrecci di popoli e culture, luogo di relazioni ed incontri tra il reale ed il magico. E’ in questa cornice unica al mondo, che tempo fa ho conosciuto una coppia di architetti Mauro Cazzaro e Antonella Maione i quali nella città lagunare hanno fondato Kanz Architetti, uno studio di progettazione basato sull'idea che la relazione naturale tra architettura, interni e prodotto sia lo spunto per la creazione dell'artificio insito nel progetto.
Kanz è il punto di incontro di esperienze professionali diverse e complementari, unite dalla voglia e necessità di lavorare liberi, con passione e divertimento: in pratica una scommessa.
I loro prodotti di design sembrano essere sospesi tra sperimentazione, artigianato e produzione industriale. Allo stesso tempo gli oggetti e le opere danno la sensazione di una amalgama armoniosa di questi elementi tra loro complementari.
Da un po’ di tempo con Mauro e Antonella si è creato un costante e continuo confronto sui temi dell’architettura e del design, ma è solo durante un tardo pomeriggio veneziano tra calli e ponti, che è nata l’idea di questa conversazione.

gdl Vi va se invece di parlare subito di voi partiamo da una piccola riflessione sul design? A volte percepisco questa disciplina non solo come un gesto artistico, ma il risultato di una intera filiera che passa attraverso formazione e sperimentazione, materiali e produzione, comunicazione e marketing. Quale è l’importanza di questa miscela per l’ottenimento di un risultato di qualità per un oggetto e un progetto di design?
KANZ Tutte le fasi che hai citato sono ugualmente importanti, hai centrato il problema. Per poter sperimentare è necessario conoscere le regole, quindi la formazione e una profonda conoscenza dei materiali e della produzione, acquisibili solo lavorando a stretto contatto con chi realizza l’oggetto, rendono possibile il superamento delle regole. Per non parlare della comunicazione che soprattutto oggi costituisce una materia imprescindibile e richiede addirittura un impegno superiore alla progettazione stessa. Inoltre teniamo a precisare che il nostro concetto di design ha poco a che fare con il gesto artistico perché crediamo che il vero scopo del progettista sia quello di creare oggetti usabili, meglio se innovativi, più che pezzi unici.

gdl Nel tempo vi è capitato di collaborare con l’università, il vostro è pertanto un osservatorio privilegiato sul design emergente. C’è un continuo confronto tra grandi maestri del design e giovani designer. Quale è il ruolo di ognuno in questo ampio settore e come le due fazioni, per così dire, dialogano tra loro?
KANZ Il rapporto tra i grandi maestri del passato e i giovani futuri designers è ottimo, gli studenti amano e rispettano i grandi nomi, sono il loro principale punto di riferimento. Il problema semmai è il rapporto con i maestri contemporanei di cui troppo poco si parla all’università e la cui conoscenza è demandata quasi esclusivamente alla curiosità personale. Il che è un peccato per la formazione del gusto e della mano dei progettisti che spesso si affacciano al mondo professionale non conoscendolo.


SANSO . 2015
tappeto in fibra ritorta di viscosa vegetale e lana
disegnato per HANDS ON DESIGN e prodotto da ARTEXA




gdl KANZ tra architettura e design. Come vivono in simbiosi queste due discipline nel vostro lavoro?
KANZ Siamo convinti che l'attività del progettista sia alla base della costruzione di qualsiasi oggetto complesso, sia esso un edificio o un prodotto, sia esso materiale o soltanto concettuale. Nel nostro lavoro in realtà le due discipline (architettura e design) non convivono in simbiosi, ma cerchiamo di affrontare tematiche a scala molto diversa con lo stesso approccio sperimentale e con la stessa attenzione al dettaglio e alla potenzialità di tecniche di lavorazione e materiali.


TAKE . 2013
caraffe e bicchieri in vetro borosilicato lavorato a mano 
photo credits Anna Mainenti ph

gdl Come nasce, cresce e vive un vostro progetto?
KANZ Se parliamo di prodotto, nasce in modo sempre diverso, a volte per caso, a volte osservando il mondo, altre volte ancora su commissione. Cresce e si sviluppa con il dialogo fra noi in primis, ma poi è fondamentale il confronto con gli attori del processo di produzione. Se sopravvive è già un successo.


VOLTAFACCIA . 2014 
tagliere in essenza di kotò e lamina di lavagna
photo credits Gianmarco Ciucciovè


gdl E’ facile legare la città di Venezia al mondo dell’architettura. Se non bastasse l’architettura diffusa nell’intera città, con architetture maggiori e minori, tra palazzi e monumenti, vi è la presenza di uno dei maggiori istituti di Architettura al mondo, lo IUAV. In questo contesto come si inserisce il vostro studio inteso come spazio fisico, lo SPAZIO KANZ?
KANZ  Il nostro studio non è solo un luogo di lavoro ma uno spazio pensato per stimolare la creatività ed accogliere la sperimentazione. Lo abbiamo scelto anche per le sue caratteristiche dimensionali, per la luce e la suggestione materica delle grandi superfici murarie, perché cercavamo un luogo che fosse adatto anche per esporre e ospitare. Il nostro  studio è la naturale prosecuzione del nostro principio ispiratore, un posto dove si incontrano le idee e le persone, un luogo in cui immaginare liberamente spazi, oggetti e nuovi progetti da intraprendere.


SPLASH . 2015
centrotavola in murrina (vetro di Murano - Venezia)
disegnato per Ercole Moretti
photo credits Mauro Cazzaro

gdl Cosa dobbiamo aspettarci da KANZ architetti e dallo SPAZIO KANZ? Qualche anticipazione sul vostro futuro?

KANZ Il nostro progetto più prossimo è quello di riproporre per la seconda volta l’esperienza di Ve.nice Stuff, un’esposizione di oggetti di design indipendente che ospiteremo nel nostro studio a dicembre.
L’idea è quella di riunire progettisti, grafici e artigiani che vivono, lavorano oppure semplicemente gravitano intorno a Venezia, tutti accomunati dalla voglia di creare prodotti virtuosi conservando un’autonomia progettuale, come alternativa all’offerta sempre più ampia di souvenir senza qualità che negli ultimi anni ha pesantemente invaso la città. Vorremmo comunicare  una Venezia reale, dove accadono delle cose, dove la gente lavora e soprattutto una città che è ancora capace di suggestionare ed ispirare.



KANZ architetti . Mauro e Antonella 
photo credits Anna Mainenti ph

lunedì 9 novembre 2015

Scoprendo il Food Design presso Delineodesign

In un clima accogliente e famigliare, il 28 ottobre si è tenuto presso la sede di Delineodesign una Conversazione a più voci attorno al food designun incontro dinamico e vivace che ha visto come protagonisti importanti esperti quali Giampaolo Allocco, designer e fondatore di DelineodesignAlberto Bassi, importante storico e critico del design e docente di Storia del Design presso l’Università Iuav di Venezia, Massimo Barbierato, architetto-designer e docente di Product Design presso l’Università degli Studi della Repubblica di San Marino/Università Iuav di Venezia e Mario Volpe, professore associato di Economia all’Università Ca’ Foscari di Venezia.

I saluti di Giampaolo Allocco di Delineodesign e
Alfonso Lorenzetto Presidente CNA Treviso

Un tema quello del Food Design, ancora poco conosciuto, in fase di studio e continuo sviluppo.
E' Alberto Bassi, fin dalle prime battute, a voler far chiarezza e sgombrare il campo da ogni dubbio: cosa si intende per Food Design? Quale è il ruolo del progetto quando si parla di cibo?
Non si tratta di design con il cibo (preparazione dei piatti) o per il cibo (piatti, posate, bicchieri...) ma il design del cibo. Il progetto di un prodotto alimentare da inserire in un sistema produttivo e di mercato, come qualsiasi altro oggetto di design. Un percorso che tiene certamente conto di forma e contenuto ma che deve prendere in considerazione anche tutte le fasi di nascita e vita del prodotto quali la produzione, il packaging, il marketing, la comunicazione, la distribuzione.
Mario Volpe riflette sul fatto che è ancora una volta il design il protagonista. Il design inteso come innovazione dei processi, della comunicazione, della produzione. 
E' questo approccio innovativo infatti, che permette la costruzione di percorsi di determinazione di nuovi prodotti e nuovi mercati, mediante un armonioso accostamento tra quella che è l'innovazione e il necessario legame a quella che è la tradizione ed il legame al territorio.
In tal senso è esemplare una sperimentazione portata avanti da Massimo Barbierato con i suoi studenti dello IUAV nella sua sede di San Marino, sulla progettazione del pane quale materiale composito, formato cioè da più elementi. Un processo quello della panificazione per nulla diverso dalla produzione dell'industrial design, con dei tempi e un ordine logico e consequenziale da rispettare. 
Ecco che un prodotto apparentemente semplice come il pane, diventa il centro di un'attenta progettazione di tutti gli aspetti che possono far variare in maniera sostanziale il risultato finale quali ad esempio la forma, il colore, il sapore, l'abbinamento con questo o quel prodotto, lo stampo necessario a produrlo e molti altri.

Un momento della serata

Dopo i saluti finali è stato il momento di incontrare i protagonisti di questa tavola rotonda e rivolgere loro qualche domanda.

gdl La tua attività è indirizzata principalmente all’industrial design, con una particolare specializzazione nel prodotto sportivo. Nonostante questo non è mai mancata da parte tua la necessità e la curiosità di esplorare gli altri ambiti del design. Cosa ti ha portato questa volta ad affrontare e riflettere sul tema del Food Design?
Giampaolo Allocco - Parto dalla convinzione che gli avvenimenti non accadano mai per caso ma siano sempre connessi da un filo che li lega: conobbi Alberto Bassi quando misi piede a Milano al salone satellite di Marva Griffin e fu tra i primi a credere in me; fu il primo di una serie di incontri che sarebbero seguiti. Nel corso degli anni ho potuto beneficiare dei suggerimenti e delle "romanzine" di alcune persone di cui ho una stima pressoché assoluta, tra cui lui, che mi ha visto crescere, evolvere e tirare dritto verso il mio sogno. Come spesso accade, è far scaturire tutto è stato proprio il design, che è un lavoro straordinario anche perché permette di entrare in contatto con l’umanità. Immagino sia questo il punto di partenza.
Si è appena concluso il più grande evento mondiale mai realizzato sull’alimentazione e la nutrizione, l’EXPO; proprio Alberto Bassi ha appena pubblicato un'opera eccezionale, anche sotto il profilo storico, dal titolo "Food design in Italia" (Milano, Electaarchitettura, pp. 272). Ho pensato potesse essere una nuova connessione in quel filo di cui accennavo e mettere a disposizione l’headquarter di Delineodesign è stata quindi una nuova occasione di incontro e condivisione su un tema di grande attualità, il Food, muovendo dal punto di partenza abituale, il design. Inoltre, penso sia doveroso ricordare e prendere consapevolezza di come queste due tematiche siano il simbolo del Made in Italy nel mondo, attorno alle quali gravita buona parte della nostra industria; è fondamentale essere coscienti delle potenzialità che esse propongono e anche per questo trovo interessante l'approccio di Bassi, che pone particolare attenzione al mondo imprenditoriale.
Concludo quindi ricordando come l’headquarter di Delineodesign, oltre ad essere il nostro work-place, si ponga sempre anche come un laboratorio e un luogo aperto alla città in cui creatività, ricerca e avanguardia trovano un palcoscenico per le loro diverse rappresentazioni. Alla prossima.

gdl Il design sta vivendo una pluralità di visioni e sfaccettature, in termini di tipologia, di prodotti, di materiali, di approcci. In questo contesto così variegato come è nata l’affinità tra cibo e design e vista la grande attenzione a questo aspetto, quali sono le prospettive future per il Food Design?
Alberto Bassi - Food design è una parola che ha preso un significato molto ampio a intendere il complesso del progetto “degli atti alimentari”.
Si può poi parlare di food design anche in un’accezione più specifica, cioè di design “del cibo”, a intendere il processo progettuale complessivo dei prodotti alimentari: dai contenuti organolettici alla forma, dai sistemi produttivi a quelli tecnologici, dal packaging alle modalità di comunicazione. Cioè è possibile guardare, studiare e progettare il cibo secondo le regole di tutti gli altri artefatti prodotti dall’uomo, perché anche il prodotto alimentare naturalmente è il risultato di un progetto.
Nel contesto contemporaneo convivono ormai da tempo, anche nella pratica esperienza comune, modi diversi di produrre e consumare cibo: da una parte quelli segnati dal modello industriale del prodotto di consumo di massa, cui si accompagnano sia  le modalità della grande distribuzione commerciale che della fruizione fast delle catene della ristorazione; dall’altra quelli attenti alle questioni della naturalità e tracciabilità della filiera, dell’artigianalità realizzativa, di un consumo slow rispettoso di tempi, luoghi e qualità del cibo. Due “filosofie” che convivono, come del resto accade anche per altre tipologie di merci. Il fenomeno e successo di Slow Food con le sue tensioni etico, sociali e sostenibili (che ha trovato declinazioni nelle manifestazione di “Terra madre”) convivono con la declinazione commerciale della catena distributiva Eataly.
Questa sensibilità rispetto alla cura di significato del fare attorno agli “atti alimentari” configura un fondamentale spazio di lavoro per progettisti, intellettuali e imprese, chiamati a configurare innovativi percorsi e spazi di mercato.

gdl Ogni designer si forma, cresce e crea grazie alla sperimentazione. Nei tuoi corsi universitari, ad esempio, hai utilizzato il pane quale elemento progettuale. Con buona probabilità il Food Design sta attraversando ancora un periodo embrionale e sperimentale. Quale attenzione è dedicata, attualmente, al tema del Food Design negli istituti e nelle scuole di design?
Massimo Barbierato - Food design è un’espressione che da qualche anno si incontra spesso.
Se ne sente parlare alla televisione, sui giornali, sul web.
Il termine mette assieme due necessità dell'uomo: il design ed il cibo.
Per la sua grande attualità ed importanza questo tema viene trattato anche all'interno dell'ambito universitario. Le vie di approccio didattico sono le più varie, talvolta presentano una certa coerenza, talvolta si trasformano in moda e perciò si slegano dal quotidiano e dal necessario.
Quale potrebbe essere il ruolo di un designer nei confronti del cibo? Si deve concentrare verso la riprogettazione degli utensili per poterlo usufruire? Deve magnificare le ultime possibilità che offre la tecnologia? Deve concentrarsi su nuovi modi di preparare il cibo, di produrlo e di renderlo disponibile?
Gli approcci all'interno dell'ambito accademico sono vari e comprendono tutte queste domande.
Personalmente ho ritenuto corretto fare lavorare gli studenti sul concetto di cibo quale elemento di necessità, di utilità.
Attraverso un percorso di sperimentazione progettuale ho chiesto di lavorare con il pane,  qui inteso come materiale commestibile e riprogettabile in base ad uno scopo, ad un fine.

L’evento è stato organizzato in partnership con il CNA Provinciale di Treviso, Casamania, Bisol - storica famiglia del Cartizze e del Prosecco di Valdobbiadene - e la libreria Zanetti di Montebelluna.