giovedì 20 marzo 2014

La sicurezza non è un gioco

Nell'ultimo periodo mi sono trovato più volte a parlare con i colleghi della sicurezza nei cantieri.

Solitamente parlando con colleghi e operatori tutti concordano che la sicurezza è una cosa importante, su cui non elemosinare o transigere perché ne va della vita delle persone. 
Girando poi per i cantieri la situazione è completamente differente, con situazioni di estremo rischio e scarsissimo controllo da parte degli addetti e preposti. La sicurezza in definitiva per il comparto edile (e sicuramente non solo per quello) è considerata una spesa inutile, un pacchetto di norme e cartacce a cui assolvere per rispondere alla normativa, un'inutile e pressante grana da evadere contenendo al massimo le spese.



Personalmente ritengo che non sia questo l'approccio corretto per la gestione della sicurezza
Posso concordare che la normativa talvolta risulta contorta, ingarbugliata e, nonostante le tante paventate semplificazioni, tutt'altro che semplice. Nonostante questo dovrebbe esserci maggiore attenzione da chi decide di operare nel campo della sicurezza ad utilizzare la normativa come una linea guida, dando ai propri clienti indicazioni essenziali, puntuali e precise sulla reale operatività nel cantiere e non consegnare pile di carta contenente norme illeggibili derivate da un copia e incolla. Dovrebbe pertanto esserci da parte degli addetti una modalità di operare diversa da quella che si riscontra nella maggioranza dei casi.
Dovremmo fare un passaggio culturale epocale mettendo al centro l'uomo.
La sicurezza infatti dovrebbe passare dall'essere un adempimento burocratico ad essere una seria attenzione alle maestranze impegnate in una qualsiasi fase lavorativa.

Ritengo che la sicurezza sia anche sostenibilità, se intesa appunto come attenzione ad un lavorare sereno e sicuro per le maestranze, gli operatori ed i committenti.

Sono questi alcuni dei motivi, assieme ad una particolare passione, che mi stanno portando ad intraprendere un percorso professionale anche nel mondo della sicurezza

Da marzo a luglio parteciperò a Treviso al Corso di formazione per Coordinatori per la progettazione e l'esecuzione dei cantieri edili organizzato dal Collegio dei Geometri di Treviso e coordinato dal'architetto Luigi Carretta.

Vedremo dove porterà questa avventura.

LA SICUREZZA NON E' UN GIOCO

venerdì 14 marzo 2014

Lucio Curcio, Architetto e Designer.

Laureato presso la Facoltà di Architettura Federico II di Napoli, Lucio Curcio vive e lavora come free lance nella sua città natale, Agropoli, in provincia di Salerno.
L’approccio al design arriva gradualmente, dopo anni di libera professione durante i quali si è occupato di vari ambiti, dall’urbanistica alla progettazione d’interni.
Per lui il design è un modo di usare e vivere intimamente il pensiero creativo che lui racconta così: “Il piacere di raccontare una piccola storia disegnando degli oggetti di uso quotidiano, partendo dall’osservazione delle cose che mi circondano”.

I più attenti ricorderanno di aver già letto nel blog il nome di Lucio Curcio, quale disegnatore di pouf e cuscini della fortunata linea Pi’gio per la start up trevigiana Formabilio.

Architettura e design spesso devono assolvere a due requisiti fondamentali: funzione e forma. Quali allora i punti di contatto e quali le differenze tra architettura e design?
LC Beh, partirei citando una frase di Louis Sullivan “form ever follows function”. Nella formulazione di un problema risiede la sua soluzione. Il punto, penso, sia l’eleganza e la “bellezza” della soluzione. Per me la bellezza risiede nella capacità di dare una suggestione, un’emozione all’interno del progetto. Un progetto deve essere riconoscibile, compiuto. E questo vale sia per il design e sia per l’architettura.

Nella tua esperienza personale il design emerge dopo un percorso dedicato all’architettura e all’urbanistica. Da cosa e da dove nasce la volontà di una nuova forma di espressione creativa?
LC La voglia di cambiare un po’ le carte in tavola nasce anche dal mio carattere. Dal volersi confrontare e sperimentare in qualcosa di nuovo. Urbanistica, architettura e design possono avere un approccio iniziale pressoché simile, ma poi i termini del problema cambiano decisamente. Con un oggetto è possibile parlare ad una persona. E questo mi interessa molto. Con l’architettura, nei suoi vari aspetti, il dialogo si allarga. L’urbanistica coinvolge il benessere di intere comunità. Il denominatore comune è l’uomo i cui bisogni e necessità sono in continua evoluzione. Quando progetto (e non creo.. questa parola mi sembra sempre un po’ abusata) parto sempre da tutto questo. Poi il resto è sempre un po’ anche tutto quello che uno si porta dentro.

Come nascono i primi progetti di design?
LC Alcuni per gioco, altri per lavoro. Nel caso di Pi’gio guardavo una mia amica che aveva indossato come orecchini i tasti di un vecchio pc, trasformandone la funzione. In quel caso, a quella forma, ho dato un’altra interpretazione. Pensando a qualcosa che fosse anche pop e facilmente riconoscibile, come veniva richiesto, ecco venir fuori il puof. Mi piace pensare alle possibili funzioni della stessa forma. Non sempre è un percorso lineare.

Quale è il tuo approccio alla progettazione? E’ lo stesso sia che si tratti di architettura sia che si tratti di design?
LC Devo dire che con il design sto imparando a misurare diversamente tutto il percorso progettuale. Anche se, come dicevo prima, non sempre è una strada tracciata. E sto scoprendo anche il piacere della collaborazione con altri designers. Imparo strada facendo, insomma.

Quale è il progetto a cui sei più legato? Si tratta di architettura o design?
LC Non sono legato ad un progetto in particolare. Ognuno di essi mi coinvolge in quel momento, con quei pensieri. Mi sento legato al processo “creativo”. E a veder poi prendere forma al tutto. Dall’epifania dei pensieri, gli schizzi, all’oggetto finale. Alla fine c’è sempre un passo in più, o in meno, che avrei voluto fare.

Per il futuro, più architettura o più design?
LC Per ora direi design. E poi vedremo.

Grazie Lucio


lunedì 10 marzo 2014

la cena della frasca.. ovvero la fine dei lavori al grezzo

Nella mia zona per tradizione vi è un momento del cantiere che riunisce committenti, progettisti e maestranze: la cena della frasca.

Al raggiungimento della copertura l'impresa esecutrice espone in copertura una frasca, un ramo che sta a simboleggiare il raggiungimento dell'obbiettivo e la relativa gioia e soddisfazione. Allo stesso scopo e negli stessi giorni viene organizzata la cena della frasca, un momento conviviale tra le varie figure interessate al cantiere.

Ma cosa c'è in realtà dietro a questi aspetti più frivoli e goliardici?

A partire dall'inizio dei lavori il cantiere diventa un luogo di continua verifica degli studi eseguiti, dei disegni e particolari esecutivi pensati e trasformati in tavole grafiche, delle considerazioni, discussioni, decisioni e modifiche concordate in cantiere alla luce di sopravvenute esigenze costruttive ed operative.

Il raggiungimento della struttura di copertura rappresenta di fatto anche la fine dei lavori al grezzo, o quasi, l'aver trasformato in realtà l'incipit progettuale ed i successivi sviluppi, le scelte tipologiche e la decisione dei materiali.


Nonostante le fatiche, le difficoltà e le energie spese questo momento è sicuramente un bel traguardo, anche se solo intermedio, per il cantiere e per chi vi ha lavorato con dedizione e passione, dall'impresa ai progettisti.

Ora il cantiere è pronto a riprendere vita per realizzare impianti e finiture!

lunedì 3 marzo 2014

L'importante non è vincere..

L'importante non è vincere ma partecipare....


I ringraziamenti arrivati direttamente da Ikea!

Grazie a tutti del sostegno!