lunedì 15 dicembre 2014

Annamaria Testa + gdltrace

Lusingato e inorgoglito ringrazio Annamaria Testa, esperta di comunicazione e creatività, per aver speso qualche parola per il mio blog.

Ciao Giorgio. 
Ho dato un'occhiata al blog. Ci sono delle belle storie, raccontate bene e in una prospettiva curiosa e attenta. Insomma: molto grazioso.
Un saluto cordiale, 
Annamaria Testa


sabato 13 dicembre 2014

Carlo Scarpa a Quero

Carlo Alberto Scarpa nacque il 2 giugno 1906 a Venezia, dove tornò nel 1919, dopo aver trascorso l'infanzia a Vicenza, per studiare presso l'Accademia di Belle Arti, ambiente in cui conobbe l'architetto anconitano Guido Cirilli il veneziano Vincenzo Rinaldo, di cui divenne assistente e del quale nel 1934 sposò la nipote Onorina Lazzari detta Nini
E proprio Venezia è l'ambiente in cui ci si immagina il maestro Carlo Scarpa nelle attività professionali e private.
Eppure vi è un piccolo paese della pedemontana veneta a cui Scarpa era particolarmente legato per la presenza di parenti ed amici.
Si tratta di Quero, piccolo comune in provincia di Belluno nella parte meridionale dell'area feltrina.
Proprio in questo comune la moglie e le due cognate  Beatrice (Bice) e Gina erano solite trascorrere le vacanze estive.
Questo intreccio di parentele e frequentazioni legava Carlo Scarpa e la sua famiglia a Quero, incantevole luogo a cui era particolarmente affezionato. 
Proprio le sue frequentazioni gli hanno concesso di realizzare alcuni lavori in paese, alcuni completati, altri mai realizzati.

Saranno il racconto e le immagini d'epoca del signor Marcello Meneghin e delle sue frequentazioni con la famiglia Scarpa, integrate con alcune mie fotografie, ad accompagnarci tra le opere progettate e realizzate da Carlo Scarpa in quel di Quero.


Il bambino sulla bicicletta di Franco Corrà è Tobia Scarpa figlio dell'Architetto Scarpa ed anche egli oggi grande architetto.Sulla destra figura l'autore Marcello Meneghin con il fratello Italo, mentre sulla sinistra Nino e Maria Pia fratelli di Franco e miei cugini


In quest'anno di grazia 2006 si sta svolgendo in molte parti d'Italia la celebrazione del centenario della nascita del grande Carlo Scarpa. E' da ricordare come tale illustre personaggio amasse particolarmente Quero dove egli aveva trascorso lunghi periodi di vacanza e dove risiedevano stabilmente, anche prima della guerra, alcuni suoi parenti. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo e, addirittura, di essere suo ospite negli anni 39-40 a Venezia nella bellissima casa di Rio Marin dove frequentavo sopratutto il figlio Tobia, oggi anch'egli grande architetto. Difficile descrivere le sensazioni provate, ragazzino che stava trascorrendo la sua gioventù in un paesino di montagna privo di tutto com'era Quero in quegli anni, nel trovarmi in una città come Venezia e per giunta nella casa di un grande artista frequentata costantemente da molti altri personaggi celebri dai quali Scarpa amava farsi circondare per discutere di cose per me incomprensibili ma che sentivo essere importanti e comunque tutt'altra cosa rispetto a quello che potevo apprendere a Quero dove, al massimo, si parlava del raccolto dei campi o del numero di pulcini che la chioccia stava covando. Da notare come lo studio dove lavoravano Scarpa e tutti gli altri era lo stesso grande soggiorno dove si trovava, accanto ai tavoli da disegno, la zona pranzo e il salotto con le poltrone e dove trascorrevamo molto tempo, a stretto contatto con i suddetti, anche io e Tobia. 

La vita di quel genio che era il grande Carlo Scarpa è costellata, oltre che dalla bellezza ed originalità delle sue opere, anche dal suo modo altrettanto originale di condurla, disinteressato com'era per il denaro e per tutto ciò che la gente poteva dire sul suo, alle volte bizzarro, modo di comportarsi. Una volta il grande Scarpa volle accompagnare me e Tobia a fare un giro per la laguna veneta. Presa a nolo una gondola girammo per molto tempo con il natante manovrato da lui stesso con vera maestria. Mi rimase impressa l'immagine di questo personaggio, che io non sapevo sarebbe diventato così famoso, con la sua caratteristica barba e tutto sudato sotto il sole ma soddisfatto di percorrere la Venezia che amava tanto alla guida di un'imbarcazione così difficile da condurre come la gondola! Quando dovevamo girare un angolo del canale privo di visibilità dava in perfetto dialetto veneziano il grido: hoe pope! 

Non sapevo allora che molti anni dopo sarei tornato nella sua casa per constatare, su incarico della Sig.ra Gina, zia di Tobia, lo stato disastroso in cui si trovava. Era, infatti, accaduto che il grande architetto un giorno avesse detto alla moglie: "Andiamo per un po' di tempo ad abitare in un albergo di Asolo perché voglio effettuare il restauro della casa". Da quel giorno passarono diversi anni senza che l'abitazione non fosse nemmeno aperta da qualcuno. Fu poi occupata da gruppi di giovani contestatori che ne fecero la loro sede distruggendo tutto ciò che vi si trovava. Il sopralluogo mi portò a lunghe riflessioni su quanto la casa precedentemente rappresentava per le sue caratteristiche costitutive davvero eccezionali, per il mobilio e per gli accessori, le stoviglie tutte di ottima fattura. Ricordo in particolare la gabbia scale con ampie pareti in vetro che, essendo posta al centro della casa, costituiva il disimpegno di tutte le stanze le quali, girandovi attorno, erano assolutamente prive di porte. Ricordo i molti oggetti in vetro di Murano che facevano mostra di sè in ogni stanza e che costituivano altrettanti pezzi unici creati per prova dal grande Scarpa quando progettava per le vetrerie di quel centro. Tutto questo era perduto, distrutto ma ciò non rappresentava alcun problema per il grande Scarpa il cui interesse era rivolto, come accade a tutti i geni come lui, in tutt'altre direzioni.

A Quero in Via Roma abitava la Sig.ra Gina, cognata di Scarpa la quale quando m'incontrava, si divertiva a raccontarmi, oltre ad episodi legati al grande successo che le sue opere stavano riscuotendo in tutto il mondo, anche le ultime curiose novità che lo riguardavano. Una volta mi disse che aveva dovuto spedire in tutta fretta dei soldi perché il famoso personaggio, andato in Giappone per ritirare un cospicuo premio in denaro da lui vinto per un lavoro lì eseguito, non aveva nemmeno il necessario per il viaggio di ritorno avendo visto un'opera d'arte così bella che non aveva potuto evitare di portarsela a casa offrendo in cambio tutto il capitale che aveva con sé.

In anni relativamente recenti, il grande Carlo Scarpa soleva farsi fare dei vestiti da Gigi, il bravo sarto di Quero per il quale ha anche progettato tre bellissime casette poste lungo la Via Giovanni XXIII e citate in molti testi di architettura ma che, per banali questioni burocratiche, non si sono potute costruire. Scarpa aveva anche iniziato la progettazione della casa di abitazione di Gigi sita in Via Roma all'incrocio con la Via Cimitero, ma non poté portare a compimento l'incarico per la sua improvvisa morte accaduta in Giappone per un banale incidente. A Gigi, che ritardava nello svolgere il lavoro commissionatogli diceva: "Coprimi se vuoi che ti copra". Una volta gli ordinò un paltò grigio in cachemire che voleva esattamente uguale al campione che gli aveva, a tale scopo, consegnato. Quando Gigi gli consegnò il paltò finito, Scarpa lo tenne piegato sul braccio destro mentre in quello sinistro teneva, piegato in maniera analoga, quello da copiare. Gettati, con un unico gesto, i due paltò sulla spalliera di due poltrone uguali tra loro, disse a Gigi: i due paltò non sono identici, vedi che non cadono sulle due poltrone in modo identico!
Il padre di Gigi il sarto di Scarpa (secondo da sinistra) assieme ad amici queresi
Il grande Scarpa fece un'altro lavoro a Quero: il progetto di restauro della casa di Sandro posta sempre in Via Roma all'incrocio con Via Giovanni XXIII. Una cosa curiosa consiste nel fatto che il grande progettista autore di opere meravigliose oggi noto in tutto il mondo, allora, non possedendo, di fatto, un titolo di studio e l'iscrizione al relativo albo professionale, non poteva firmare alcun progetto nemmeno di scarsa rilevanza come quelli in argomento. A causa di questa circostanza aveva avuto, in precedenza, grossi problemi ed era anche stato citato in giudizio da qualche imbecille professionista che evidentemente era geloso del suo straordinario successo. Egli poteva disporre di mille personaggi, anche importanti, pronti a sottoscrivere le sue opere ma quella volta, conoscendomi, chiese a mè se, come geometra professionista di Quero, volessi firmare il suo lavoro che, in tal caso, sarebbe diventato, ufficialmente, un mio lavoro. A me questo fatto sembrò veramente assurdo e non me la sentii di farlo. Mi sembrava inammissibile che un grande come lui dovesse ricorrere ad una formica come il sottoscritto e, con immenso dispiacere, rifiutai, spiegando, con grande difficoltà, le mie ragioni che penso siano state capite. Io non sono a conoscenza chi abbia firmato quel progetto e so soltanto che la casa è compresa tra alcuni cataloghi delle opere del grande Scarpa come pure vi figurano le tre casette di Gigi e la pietra tombale i cui dirò più avanti.
La casa poco sopra citata dal signor Marcello Meneghin come da lui descritto è effettivamente compresa nei principali cataloghi delle opere di Carlo Scarpa sotto il nome di Casa Curto.
Il progetto dell'opera residenziale ex-novo realizzata a Quero in Via Roma su commissione di Alessandro Curto, viene datato 1976-1978.

Casa Curto . Quero BL . foto di giorgio de luca

Casa Curto . Quero BL . foto di giorgio de luca

Casa Curto . Quero BL . foto di giorgio de luca

Casa Curto . Quero BL . foto di giorgio de luca

Casa Curto . Quero BL . foto di giorgio de luca

Casa Curto . Quero BL . foto di giorgio de luca

Casa Curto . Quero BL . foto di giorgio de luca

Casa Curto . Quero BL . foto di giorgio de luca
  
Casa Curto . Quero BL . foto di giorgio de luca

Casa Curto . Quero BL . foto di giorgio de luca
  
Casa Curto . Quero BL . foto di giorgio de luca


Un bel giorno gli venne finalmente concessa, per i suoi grandi meriti e capacità, la laurea in architettura "honoris causa" colmando una grave lacuna e dandogli la possibilità di fregiarsi ufficialmente del titolo di architetto. L'assurdità di quanto vado raccontando ha allora raggiunto il suo apice: il Grande Scarpa non poté mai realizzare questo sogno in quanto, immediatamente dopo quel riconoscimento da lui tanto atteso, per un banale incidente occorsogli in estremo oriente dove era stato chiamato per un lavoro, perse la vita.
Ora è seppellito nei pressi di Asolo, a San Vito d'Altivole, vicino a quel capolavoro da lui ideato e diretto che è il Cimitero Brion elogiato in molti libri e riviste di architettura. Ma anche nel cimitero di Quero si trova un'opera molto bella del grande Scarpa. E' una pietra che copre la tomba dove riposa la madre della Sig.ra Gina suddetta.
 Essa si distingue da tutte le altre per l'originalità e la purezza di linee. Attualmente è in cattivo stato di manutenzione e, se qualcuno non provvede al suo restauro, Quero finirà per perdere un'opera che figura tra quelle che sono entrate nella storia dell'architettura.

Tomba Rinaldo Lazzari . Quero BL . foto di giorgio de luca

Bice Lazzari, poetessa e celebre pittrice ha scelto di essere sepolta a Quero nel monumento funebre delle famiglie Rinaldo e Lazzari, progettato dal cognato e architetto Carlo Scarpa, mentre la targa venne realizzata dal nipote Bruno Filippo Lapadula.


Tomba Rinaldo Lazzari . Quero BL . foto di giorgio de luca

Tomba Rinaldo Lazzari . Quero BL . foto di giorgio de luca

Tomba Rinaldo Lazzari . Quero BL . foto di giorgio de luca

Tomba Rinaldo Lazzari . Quero BL . foto di giorgio de luca

Ringrazio il signor Marcello Meneghin per la cortesia e la disponibilità a farmi pubblicare qui i suoi ricordi ed i suoi racconti su Carlo Scarpa, già contenuti nel suo sito web.

venerdì 28 novembre 2014

Non ci rimaneva che trovare un terreno fertile ... Natural Recall

Girovagando tra i campi e le calli veneziane non è così insolito imbattersi in piccoli o grandi giardini verdi, pubblici o privati, che si alternano, contrastandole, con le grigie lastre di trachite utilizzate per la pavimentazione della città.
Tra i tanti e più famosi giardini pubblici veneziani spiccano i Giardini della Biennale a pochi passi dai quali si trova una elegante e raffinata struttura liberty: la Serra dei Giardini.

La Serra dei Giardini a Venezia

È qui che il 22 novembre si sono dati appuntamento poeti visivi, artisti e graphic designer da tutto il mondo per l’inaugurazione di Natural Recall, le affinità elettive tra l'uomo e la natura. La mostra mira a raccontare, attraverso quarantadue opere grafiche e creative, il legame che unisce l'universo umano alle piante, agli alberi, ai fiori.
Il percorso espositivo nasce dalla selezione di opere pervenute al contest di comunicazione internazionale ideato dallo studio di comunicazione co.me con sede a Treviso e da Gtower, studio di progettazione visiva di Milano.
Ho avuto il piacere di essere presente all’inaugurazione e di ritrovare numerosi conoscenti ed amici. Tra un respiro e l’altro c’è stata la possibilità di fare quattro chiacchiere completamente verdi con Giulia Comba e Stefano Meneghetti dello studio co.me.


gdl Quando è stato piantato il seme di questa idea? Come è stata coltivata fino a diventare Natural Recall?
NR In realtà questo seme c’è sempre stato. Non ci rimaneva che trovare un terreno fertile coinvolgendo persone che avessero lo stesso desiderio di farlo crescere. Il tutto è iniziato casualmente con una telefonata e la Natura ha fatto il suo corso.

gdl I pastelli ed i pennelli per disegnare e colorare sono fatti di legno, la carta fatta con la cellulosa ma non credo si tratti solo questo… Quale è la relazione tra natura e arte allora?
NR È intrinseca la relazione tra natura e arte. Noi stessi siamo natura. Per capirlo la miglior cosa è andare a vedere la mostra ed immergersi nell'atmosfera di stretta relazione che si è creata tra le opere grafiche, la bellissima struttura della serra e le piante che la abitano.

Jerry Takigawa - Senza nome - Usa


gdl Natural Recall non è solo una mostra, ma un messaggio che vuole volare come polline che si diffonde nell’aria. Ce ne vuoi parlare?
NR Quello che ha fatto nascere questo progetto è il desiderio e la voglia di condividere la consapevolezza che il regno vegetale ha bisogno di essere riconosciuto, rispettato, tutelato.

gdl Quali saranno i nuovi semi da piantare in futuro?
NR Vorremmo portare in giro per il mondo la mostra e vorremmo far si che Natural Recall diventasse cassa di risonanza e spunto creativo per tutte quelle realtà sensibili al tema. (scuole, orti botanici, musicisti, associazioni e singoli individui …). 


Anna Pirolli - You'll see - Italy

gdl Una mostra viva, una mostra che respira anche grazie al sito naturalrecall.org. Cosa si può fare e trovare in questo sottobosco artistico? 
NR Il sito naturalrecall.org da la possibilità alle persone sensibili al tema di esprimere la propria affinità elettiva con una determinata pianta ed in generale con la natura, attraverso un testo e delle immagini. Colgo l’occasione per invitare chi ci sta leggendo a partecipare al progetto scrivendo un contributo che racconti il proprio incontro con la natura, con un albero, con una pianta, con un fiore.

gdl Grazie mille a te e a tutti gli altri seminatori. Ci rivediamo a Venezia fino al 28 dicembre, alla Serra dei Giardini, sotto quell’albero lì…

















giovedì 20 novembre 2014

i quattro elementi

Rappresentano i regni del cosmo, le sostanze archetipali dell'universo.
In essi ogni cosa esiste e consiste: sono il fuoco, l'acqua, la terra e l'aria, i quattro elementi che racchiudono in sé l'intera essenza del mondo.
Sono ancora le quattro radici platoniche, essenze che né si creano, né si distruggono, ma la cui unione determina la nascita, la separazione e la morte.
Secondo Pitagora, ancora, il fuoco rappresentava la compiutezza, l'aria la contrapposizione tra maschile e femminile, l'acqua la creazione e la terra la maternità.
Studiati fin dall'antichità, interpretati in tutte le culture, elementi fondanti di innumerevoli pratiche, fossero esse magiche, esoteriche, filosofiche, religiose o scientifiche, i quattro elementi rappresentano innegabilmente quattro dei pilastri della società umana. Senza i quali l'uomo non esisterebbe.
Per questo motivo, nei secoli, sono stati divinizzati, temuti, idolatrati, plasmati, sottomessi, ed utilizzati dalla società umana, rappresentando gli elementi chiave della sua evoluzione.


giovedì 30 ottobre 2014

Videozuma, un luogo incantevole ed incantato!

Riesumare vecchie amicizie ha spesso il sapore dolce della gioventù, dei momenti spensierati.
L’occasione di questo nuovo incontro, o meglio reincontro, con Raffaella Bonora e Marco Zuin ha avuto proprio questo sapore.
L’unione delle loro diverse esperienze personali e professionali, entrambe di alto livello, ha dato vita nel 2003 allo studio Videozuma un’eclettica casa di produzione video.
Autore e regista lui, organizzazione, promozione e ufficio stampa lei, fondono e concentrano le loro energie per l’ideazione e la realizzazione di  racconti visivi.
I loro video vantano la partecipazione a moltissimi Festival ed eventi di settore in ambito nazionale ed internazionale, con numerosi riconoscimenti, premi e menzioni speciali.
Oggi potrete scoprire insieme a me questo loro luogo incantevole ed incantato!


gdl A mo’ di “è nato prima l’uovo o la gallina”, è nata prima la vostra collaborazione o Videozuma?
VZ Videozuma è preesistente al nostro incontro. Nasce nel 2003 come esigenza di dare un nome alla mia futura attività di videomaker. L'incontro con Raffaella poi non ha niente a che vedere con il settore professionale... perché è prima di tutto mia moglie. Poi in questi ultimi anni ho capito quanto fosse importante la nostra collaborazione per poter dare uno sviluppo in più all'attività.

gdl Avete competenze diverse l’uno dall’altro. Come si sono avvicinate e come sono divenute complementari all’interno di Videozuma?
VZ È stata una cosa piuttosto naturale. Videozuma negli anni è cresciuta, anno dopo anno io ho capito di essere un regista e di avere bisogno delle competenze di Raffaella per approfondire e promuovere i contenuti di Videozuma che sono contenuti per documentari, video e cortometraggi.

gdl Nel vedere i vostri video si percepiscono due importanti aspetti che non mancano mai. Parliamo del primo: il sorriso. Non manca certo a chi vede un vostro video!
VZ Sì il sorriso con me nella vita non manca. Compito e scopo di Videozuma è quello di cercare di entrare in alcuni concetti a volte anche difficili e non certo votati al sorriso, però cerchiamo sempre di trovare in ogni storia che raccontiamo anche una chiave ottimistica sorridente.


gdl Il secondo aspetto: il sociale. Da cosa nasce questa ricerca e attenzione costante nel vostro lavoro?
VZ Potremmo definirlo un tocco, una sensibilità nel cercare di affrontare quelle che sono anche problematiche del quotidiano. Questo lo abbiamo trattato nei documentari che definirei sociali non nella classica accezione del termine ma perché riguardano la socialità tra le persone, in particolare nei progetti girati in Kenya ma anche in lavori che abbiamo fatto qui in Italia.

Daily Lydia, documentario breve

gdl Dal vostro lavoro emerge chiaro un messaggio: per parlare di cose serie non bisogna essere necessariamente tristi e noiosi…
VZ Hai colto proprio nel segno Giorgio! Molto spesso e negli anni questa cosa è mutata. Quando si parlava di genere documentario si ricorreva un po' ai ripari proprio per l'idea che si dava al termine di documentario, una cosa noiosa e triste, molto impegnata, invece il documentario apre delle finestre sul mondo e permette di vedere l'altro e di vedere anche se stessi attraverso l'altro.

gdl C’è un lavoro della vostra produzione a cui siete più affezionati?
VZ Ci si affeziona sempre a tutti i lavori ma forse è l'ultimo fatto e che stai promuovendo quello a cui attualmente siamo più affezionati. Penso al documentario ME,WE che è forse il primo film di 60 minuti a cui mi sono dedicato ma soprattutto perché affronta il tema che mi sta molto a cuore, ovvero il senso di comunità che cerca di coinvolgere anche le persone più deboli e le parti più deboli della società.

Me, We only through community, documentario

gdl Nella vostra carriera quale è stata la maggiore soddisfazione?
VZ La maggior soddisfazione sarà sicuramente per il prossimo progetto che faremo.

gdl A vostro giudizio quale è lo spazio di crescita nel nostro Paese per l’attività creativa e culturale?
VZ La cultura non può mancare in nessuna società e le difficoltà non possono che motivare ancora di più chi si occupa di cultura. Perché una società senza cultura non può esistere.
  
gdl Quali sono i progetti e i sogni nel cassetto per il futuro?
VZ Ti svelo in anteprima che stiamo iniziando a pensare al prossimo documentario che ci porterà nuovamente in Kenya nel 2015.
  
Grazie Raffaella, grazie Marco!

Marco e Raffaella
Videozuma


















domenica 26 ottobre 2014

Le città sottili

"...su fino alle girandole che sormontano le aeree impalcature d'Isaura,
città che si muove tutta verso l'alto."
Le città invisibili - Italo Calvino



Le città sottili


14x6,8 - tecnica mista
25ottobre2014

giovedì 23 ottobre 2014

donazioni atto primo

per tutti quelli che pensano che nessuno faccia più niente per niente
per tutti quelli che dicono che nessuno ti regala nulla

non è vero, ora ho le prove!
ecco la prima donazione arrivata oggi
...

 


grazie Silvia!
gdl

installazione servizi 2.0

ed ecco aggiornati i servizi offerti

sabato 18 ottobre 2014

verso Matera2019

Ieri la città di Matera è stata scelta quale 
Capitale Europea per la Cultura 2019!




Matera dagli anni ‘50 in poi è stata un importante luogo di sperimentazione, di innovazione, di attrazione di grandi cineasti e artisti, ma anche di feconda ibridazione tra personalità esterne e risorse locali.
Matera ha fatto grandi sforzi: da vergogna nazionale a prima città del Sud ad essere nominata patrimonio dell’umanità; da città misconosciuta ad una delle principali città d’arte da visitare; è una città che ha messo in atto alcuni importanti interventi di recupero, ma che non ha ancora valorizzato il suo enorme potenziale culturale.
..dalla candidatura delle città di Matera..


Forza Matera! Forza Basilicata!

giovedì 9 ottobre 2014

AreaNova, la chiave della sostenibilità

AreaNova. È questo il nome dello studio di architettura genovese che tre giovani architetti emergenti hanno fondato nel 2010. Si tratta di Marco Di Crescenzo, Beatrice Traspedini e Ludovico Milesi.

Marco, Beatrice e Ludovico dello studio AreaNova

Attività, seminari, pubblicazioni e lavori in ambito nazionale ed internazionale caratterizzano il curriculum di questo studio che resta allo stesso tempo molto radicato nella realtà territoriale genovese e ligure.
L’attività progettuale dello studio si fonda sul rispetto dei contesti naturali e urbani attraverso la sostenibilità ambientale, la contemporaneità dell’opera, l’attenzione al cliente.
La mia amicizia di lunga data con Marco Di Crescenzo è stata il motore del nostro incontro in occasione della loro visita alla Biennale di Architettura di Venezia.

gdl Negli ultimi anni e non solo, si parla della fuga dei giovani talenti italiani all'estero e delle opportunità che qui trovano. Voi avete vissuto importanti esperienze in varie città europee. Quale è stato il richiamo che vi ha fatto rientrare in Italia?
AN A un certo punto della nostra storia abbiamo fatto alcune valutazioni e soppesato pro e contro. Alla fine crediamo che in Italia ci siano delle cose che sono assenti in altri Paesi: prima di tutto un senso della storia, del territorio e del passato che sono di grande stimolo culturale, sia nella vita di tutti i giorni sia nel nostro lavoro. Certo siamo ben consapevoli delle difficoltà e scontiamo un momento difficilissimo dal punto di vista economico, tuttavia, forti delle basi di cui parlavamo, crediamo di poter portare avanti un discorso professionale ricco di stimoli.

gdl A vostro avviso quali sono gli spazi in cui un giovane si può muovere nel nostro paese, specie in un ambito creativo quale può essere l’architettura?
AN In un mercato contratto come il nostro è difficile esercitarsi in incarichi di un certo rilievo. Tuttavia proprio negli incarichi di scala minore, architettura degli interni, arredamento e design dell’oggetto, ci sono delle occasioni di lavoro interessantissime in cui quello che conta è il valore aggiunto dato da una buona progettazione. Si sa che il buon progettista si vede nelle piccole cose e che “Dio abita nel dettaglio”, come diceva Mies van der Rohe.

gdl In tempi come questi, tempi dove si tende all'individualismo per non dire all'egoismo, credo sia invece importante tornare a fare rete, a restare in costante contatto con altre figure e realtà professionali. Credo sia quello che è capitato anche a voi con lo studio AreaNova. Come è avvenuto il vostro incontro e l'idea di lavorare insieme?
AN Ci siamo conosciuti al tempo degli studi universitari alla Facoltà di Architettura di Genova. Dopo la laurea abbiamo seguito differenti percorsi di specializzazione in luoghi diversi, Marco e Beatrice a Berlino, Ludovico a Milano e Torino, ma alla fine ci siamo ritrovati attorno a un tavolo e a un progetto comune che riparte da Genova. Lo studio inoltre si avvale di consulenti esterni specializzati nei diversi ambiti di intervento in edilizia, con cui lavoriamo quotidianamente. 


 
Interni di un appartamento privato a Chiavari GE

Le fotografie fanno parte della mostra ARCHITETTURA DA VIVERE, 
un’esposizione di alcuni scatti del fotografo genovese Jacopo Baccani, 
nei quali sono ritratte alcune recenti realizzazioni dello studio AreaNova


gdl Come convivono nel vostro studio le peculiarità, le unicità, le competenze di ogni singolo componente?
AN Il nostro studio lavora come una rete formata da diversi fili che insieme formano un dispositivo funzionale. Ognuno di noi ha una sua specializzazione e un suo ambito di interesse, che sviluppiamo in gruppo confrontandoci e suddividendo le fasi di lavoro in base alle proprie competenze. La nostra forza è proprio quella di lavorare insieme e unire le diverse peculiarità, in modo da offrire un progetto di qualità sotto tutti i punti di vista. 

gdl Per un pittore esiste il blocco del foglio bianco. E voi come affrontate un nuovo progetto?
AN Ogni nuovo incarico è sempre diverso dal precedente quindi non esiste un unico modo di comportarsi. Non cambia solo l’oggetto della progettazione, ma anche il contesto, naturale o urbano, in cui si colloca volta per volta l’azione. Se dobbiamo indicare però un filo conduttore alla nostra professione, è sicuramente l’ascolto delle esigenze e desideri del committente, che è la parte più stimolante e in cui il nostro lavoro fa la differenza. L’ambiente che progettiamo è frutto di un periodo di conoscenza durante il quale interpretiamo e rielaboriamo le esigenze del committente tramutando i suoi sogni nel linguaggio concreto dell’architettura.

gdl Avete fatto della sostenibilità il cavallo di battaglia del vostro operare, progettare e costruire. Quanto è importante questo aspetto nel lavoro che quotidianamente svolgete?
AN La sostenibilità può essere adottata come buona pratica in molteplici aspetti del nostro lavoro. Per noi è prima di tutto l’utilizzo accorto dei materiali, non solo naturali ma anche adatti al luogo in cui vengono impiegati. Ad esempio sulle alture di Genova stiamo realizzando una nuova abitazione, innovativa nella struttura in legno e paglia, ma formalmente tradizionale per armonizzarsi con l’ambiente circostante. Spesso la chiave della sostenibilità è infatti l’utilizzo dei materiali della tradizione impiegati in modo innovativo.


Casa di campagna nell'Alto Monferrato vicino ad Acqui Terme AL

Le fotografie fanno parte della mostra ARCHITETTURA DA VIVERE, 
un’esposizione di alcuni scatti del fotografo genovese Jacopo Baccani, 
nei quali sono ritratte alcune recenti realizzazioni dello studio AreaNova

Il progetto sarà presentato sull'allegato RISTRUTTURARE 
della rivista Ville&Casali in uscita a ottobre 2014 


gdl Nonostante la giovane età avete realizzato lavori importanti e di qualità. Ci piacerebbe sapere quali sono le rotte che state tracciando per il vostro futuro.
AN La nostra volontà è quella di continuare a operare in lavori di qualità, grazie ai quali esercitare le nostre potenzialità e fare gradualmente un salto di scala. Vogliamo  inoltre continuare a collaborare con l’estero dall'Italia, contribuendo con le nostre competenze e con la specificità di un modo di operare tutto italiano.





WINE CULTURAL CENTRE
partecipazione al concorso per la progettazione 
di rimodernamento della cantina Valpolicella Negrar 


gdl Grazie Marco, Beatrice e Ludovico. A presto!
AN Grazie a te!

mercoledì 24 settembre 2014

Un libro sulle invarianti in architettura ... con foto (anche) di giorgio de luca

E' finalmente nato un libro in forma digitale completamente dedicato alle invarianti dal titolo "Le invarianti nell'architettura – SOLUZIONI D’ANGOLO". 

La copertina del libro

Il libro è stato scritto dall'architetto Franz Falanga, dall'architetto Paolo Perfido, professore universitario a Bari, e dall'architetto Massimo De Faveri libero professionista in Australia. 
Il neonato libro parla, per la prima volta al mondo, di un nuovo argomento molto importante nel campo dell’architettura che sono le invarianti, cioè gli stessi problemi che qualunque architetto dall'età della pietra ai giorni nostri ha incontrato e continuerà ad incontrare durante la sua carriera. I problemi non cambiano mai e sono di numero finito, le soluzioni sono invece infinite.

Il libro corredato da centocinquanta foto contiene anche alcune mie fotografie!!

Una delle mie foto pubblicate nel libro
Roma Hotel Excelsior . 2006 . foto di giorgio de luca

Di questa opportunità devo ringraziare i tre autori ed in modo particolare l'amico e architetto Franz Falanga, di cui riporto di seguito parte della mail di presentazione del libro:

"....
Mi corre l’obbligo di ringraziare le amabilissime persone che a Bari e in Italia sono stati i miei occhi, e cioè, in ordine strettamente alfabetico, GIORGIO DE LUCA, ANNIKA DE TULLIO, GIOVANNI MARIN, GINO PARADISO, VITTORIO POLITO.
Tutte lo foto contenute nel libro sono circa centocinquanta. Quelle di Bari, della Puglia e Italia sono mie di  Gino Paradiso, Annika De Tullio, Giorgio De Luca e Vittorio Polito. Quelle scattate in Europa, nel Nord Africa e nel medio oriente sono di Paolo Perfido mentre quelle dell’America e dell’Australia sono di Massimo De Faveri. 
Ringrazio ancora una volta queste persone che ho citato senza le quali questo lavoro non sarebbe stato possibile.
Chiunque di voi lo vorrà fare, promuova questo libro, se lo merita, ci sono dietro anni e anni di lavoro, sudore e fatica. Grazie in anticipo e grazie assai! franz falanga"



Eccovi ora la sinossi ufficiale del libro:
Ogni creativo, ogni progettista, quando progetta un qualsiasi oggetto di architettura o di design, nel corso della propria progettazione, utilizza molti parametri, molte sue conoscenze, molte sue intuizioni, molte sensibilità che gli sono proprie. In sostanza utilizza tutti gli strumenti cognitivi e culturali in suo possesso. In questo percorso creativo ci sono però dei momenti in cui ogni progettista incontra sempre gli stessi problemi. Questi problemi sono costanti nel tempo e nello spazio. Un progettista del quattrocento, un progettista contemporaneo, uno studente di architettura, uno studente di design, quando progettava e progetta, avrà certamente incontrato e continuerà ad incontrare sempre questi momenti topici, che evidentemente dovrà risolvere.Questi problemi che non cambiano mai, e che sono di numero finito e limitato si chiamano invarianti. In questo libro ne abbiamo mostrata una sola, le soluzioni d’angolo. Ad ogni invariante, dedicheremo un nostro lavoro. Abbiamo iniziato con le soluzioni d’angolo perché abbiamo ritenuto che questa invariante sia la più facilmente individuabile anche da chi non esercita il mestiere di architetto.

A questo punto vi invito ad acquistare il libro on line nei maggiori portali e dopo averlo letto tutto d'un fiato divertirvi a scovare, tra le tante, le mie foto!

Buona lettura e visione a tutti!
gdl

lunedì 22 settembre 2014

Regalarsi Tomba Brion

Ebbene si, oggi mentre ero in giro per lavoro nelle vicinanze di S. Vito di Altivole ho deciso per una piccola deviazione e mi sono regalato 15 minuti a Tomba Brion, il capolavoro dell'architetto Carlo Scarpa.
Una visita silenziosa, solitaria, fugace, imprevista ma gradevolissima!


Alcuni scorci rubati!