Andrea
Fantinato, classe 1976, è un giovane designer e fotografo che vive e lavora a
Milano. (www.andreafantinato.com)
Grazie alle
sue numerose esperienze umane, sociali e professionali il suo lavoro è maturato
nel tempo divenendo dinamico e fresco, unendo funzionalità e forme con una
ricerca cromatica semplice ma d’effetto, creata il più delle volte da singoli
punti di colore.
Tra i suoi
ultimi lavori va segnalata la pubblicazione del libro Le invarianti della TombaBrion di Carlo Scarpa edito da Aurelia edizioni, uno studio inedito
dell’architetto Franz Falanga sulla Tomba Brion di Carlo Scarpa, fotografato
proprio da Andrea Fantinato.
In attesa
della imminente presentazione del libro che avverrà giovedi 28 novembre 2013 ad
Asolo, ho avuto l’occasione di chiacchierare con Andrea e di scoprire il suo
modo di vedere il mondo della fotografia e del design.
Chi è Andrea Fantinato? Da dove arriva
e come è diventato fotografo e designer?
Arrivo da un paese di provincia,
Loreggia (PD). Dopo una formazione "non lineare" unita a molte
esperienze personali tra cui numerose all'estero, ora vivo e lavoro a
Milano dove coniugo interior design, design e fotografia.
L'incontro con la fotografia é avvenuto
diversi anni fa, dopo numerosi viaggi avevo bisogno di capire come immortale
momenti ed emozioni. In seguito ebbi la fortuna di incontrare quello che
divenne il mio Maestro dalla barba lunga, il fotografo e cine-operatore Carlo
Bragagnolo con il quale cominciai un percorso di formazione che mi ha
consentito, in seguito, di partecipare a numerosi workshops, di incontrare
molti altri fotografi, di partecipare a concorsi, mostre personali e
collettive. Ho affrontato diversi tipi di fotografia, inizialmente il reportage
sino ad arrivare alla fotografia d'architettura e allo still-life,
cercando sempre "non di vedere ma di guardare" come mi ricordava
sempre il Maestro Bragagnolo.
Al design sono arrivato iniziando
come progettista d'architettura d'interni; ho progettato e progetto ambienti
privati, pubblici e locali. Su richiesta di una committenza molto
eterogenea mi veniva spesso chiesto di studiare nuovi elementi d'interni,
questo mi ha molto stimolato e mi ha aperto a nuovi scenari. Ho cercato
ispirazione nella storia del design e dei grandi maestri, ho sviluppato
le mie conoscenze sui materiali e sulle forme. Dopo aver disegnato per un pò
per i committenti, ho iniziato a fare prototipi e a propormi come designer
auto-produttore. Attualmente i miei pezzi sono presenti su diversi siti
italiani ed esteri.
Come nascono le tue foto e le tue
opere?
Ci sono foto che nascono dalle mie
emozioni o da un'esperienza apparentemente casuale e inaspettata. Io porto
molto spesso una delle mie macchine fotografiche con me per cogliere questi
momenti: a volte si manifestano a volte no, ma è importante tenere aperti i
sensi e lo sguardo. Altre volte la mia fotografia è legata ai progetti
personali che nascono per un mio interesse (ad esempio il progetto Binario 01
che racconta la quotidianità dei senza-tetto presso la Stazione ferroviaria di
Milano) oppure da incontri stimolanti come il lavoro con l'architetto
Franz Falanga. Realizzo inoltre progetti di fotografia d'interni o di
still-life su commissione.
Come interpreti il design? Quale è il
tuo stile personale?
La vita
attuale che stiamo vivendo comporta molte complessità, io cerco di semplificare
il più possibile; vorrei sintetizzare la risposta a questa domanda con una
citazione di Antoine de Saint Exupery: "un Designer sa di aver raggiunto
la perfezione non quando non c'è più nulla da aggiungere, ma quando non c'è più
nulla da togliere".
Negli ultimi tempi si parla molto di
eco design. Quanto conta la sostenibilità nel tuo lavoro?
E' un tema molto in
auge, spesso l'eco design è vissuto come una moda. Io
spesso lavoro con materiali che ri-nascono dopo essere stati lavorati, quindi
dopo essere stati riciclati ad esempio il Valcromat un materiale che nasce
dalla lavorazione degli scarti del legno che vengono lavorati assieme a delle
resine atossiche ed ecologiche. Esprimo l'eco design attraverso
l'attenzione ai costi del trasporto e gli ingombri dei pezzi di design.
La linea Tagliaecuci - lampada, libreria, sedute, poltroncine totalmente
smontabili rispondono a questa esigenza: occupando poco spazio comportano un
ingombro minimo e costi di trasporti sono molto inferiori rispettando
l'ambiente.
E del lavoro con l’architetto Franz
Falanga e del libro che ne è nato cosa ci racconti?
Una
mattina del 2010 sono stato chiamato da Franz Falanga che mi disse, in maniera
entusiastica, avrai un grande onore: FOTOGRAFERAI IL MAESTRO. Ciò che Franz non
mi aveva detto era il lungo lavoro di preparazione, di lezioni e di studio che
avrei dovuto affrontare. Lessi e studiai Zevi e numerosi altri testi, disegnai
texture di materiali e invarianti, andai a vedere diverse chiese e architetture
per capire e approfondire l’argomento. Il giorno dell’inizio del lavoro
fotografico, ci demmo appuntamento all’entrata del cimitero; quando entrammo
Franz fece un gesto poetico – di grande amore tra allievo e Maestro: andò verso
la tomba di Carlo Scarpa, si tolse il capello, si chinò e disse: Maestro, sono
ancora qui, sono tornato a trovarla. Per
capire l’opera e il Genio del grande Architetto Carlo Scarpa ho fotografato il
cimitero in stagioni diverse, a tutte le ore del giorno, con condizioni
atmosferiche diverse per circa 2 anni, cercando di far emergere il grande
lavoro di ricerca, i particolari, il pensiero di Carlo Scarpa applicato alla
grande maestosità dell’opera. Molti fotografi hanno fotografato Scarpa, uno dei
più illustri fu Guido Guidi. Il mio obiettivo non è stata la bella foto, ma la
foto del bello per far cogliere il pensiero, l’intelligenza e il genio del
grande Maestro Carlo Scarpa.
In un paese come il nostro quali sono
le maggiori difficoltà nell’intraprendere questo lavoro?
Intendi
il lavoro del designer? In questo momento le difficoltà economiche sono molte,
c'è una stagnazione della domanda, le aziende di design investono meno in
giovani designer. Tuttavia molti designer come me hanno dato vita a progetti di
auto-produzione. L'essere auto-produttore implica lo sviluppo dell'idea, la
scelta dei materiali, lo sviluppo del prototipo, la scelta dei canali di
vendita e distribuzione: ci vuole grande tenacia e determinazione, ma ai
propri sogni non si rinuncia!
Grazie Andrea
complimenti all' intervistato e all'intervistatore!!!
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